SICILIA - La cultura ellenistica tra Centuripe e i corredi di Cerami LA SICILIA Martedì 09 Ottobre 2012
Resti archeologici della collezione Kassel scavati dai tombaroli in un filone che collega la Macedonia con l'Occidente. Una storia che viaggia sulle gambe dei soldati
Rosario Patané Nel 1981 Ulrike Wintermeyer, un'autorità in materia, pubblicava "Ein Grabfund aus Centuripe", un gruppo di vasi centuripini e di terracotte da una collezione di Kassel, in Germania. Ovviamente, trattandosi di materiale da collezione, e in origine da scavi di razzia, non esistono dati di rinvenimento. Il danno fatto dai tombaroli (è sempre il caso di ricordarlo) non si limita al trafugamento di oggetti, ma comporta la perdita (irrimediabile) dei dati di scavo. Che si tratti di materiale scavato in qualche necropoli di Centuripe è pacifico. Il gruppo è abbastanza omogeneo e si può anche pensare che provenga da un unico corredo funerario: a parte la cronologia, tra la fine del III e la metà del II secolo a. C., la composizione del gruppo appare abbastanza coerente; pare difficile che si debba attribuire solo a un assemblaggio operato dal tombarolo che sta all'inizio della catena di passaggi fino al Museo di Kassel. Ai vasi centuripini (una lekane, tre pissidi, un clipeo) si associano terracotte; qualcuna più ovvia: due figure femminili che si toccano il sandalo, eroti, colombe, melograni; altre sono meno abituali: un cavallo e soprattutto un gruppo di Eracle con i pomi delle Esperidi. L'Eracle non trova immediato confronto tra le numerose terracotte note da Centuripe, ma è facile ricondurlo ad una simbologia funeraria. Il melograno ovviamente rimanda a Demetra e al periodo ciclicamente passato nell'aldilà. Il Giardino delle Esperidi corrisponde a una rappresentazione dell'oltretomba di origine antichissima: Eracle compie la sua ultima fatica con il viaggio in questa regione per cogliere i pomi d'oro e quindi entrare in questo meraviglioso giardino, nel paese della beatitudine e dell'immortalità, per merito proprio e non per grazia divina. Si tratta di cose che è agevole inquadrare nel panorama noto per tombe di Centuripe grossomodo databili tra metà del III e metà del II secolo a. C., con oggetti riconducibili ad una simbologia orfica: ceramica cosiddetta centuripina, terracotte teatrali, figure femminili spesso in atteggiamento di danza, le cosiddette "tanagrine". La ceramica centuripina (un numero limitato di forme, con decorazione figurata a colori, con tecnica pittorica, e decorazione applicata a rilievo) era realizzata apposta con finalità funerarie, per essere esibita nei riti funebri e deposta in tomba; i soggetti delle scene dipinte e i motivi decorativi rimandano a simbologie dionisiache. Queste ceramiche sono associate a terracotte teatrali. E questo non meraviglia, per i diversi aspetti della personalità di Dioniso: dio del vino, dell'ebrezza e dell'estasi, dio che dà la gioia ai banchetti, dio del teatro; ma anche divinità dell'aldilà. Anche l'associazione con le "tanagrine" deve rientrare nella stessa simbologia: difficile se no spiegare la presenza di queste leziose figure femminili in corredi funerari. Sono stati osservati dei confronti tra tipologie tombali di Centuripe, dell'Italia meridionale e della Macedonia. Pare proprio di vedere un filone che collega la Grecia del Nord, la Macedonia ormai ellenizzata, con l'Occidente (attraverso Taranto e Siracusa). I vasi centuripini sono uno degli esiti di questo filone. La presenza in Magna Grecia e in Sicilia di condottieri, di eserciti, provenienti dalla Macedonia e dall'Epiro può anche spiegare storicamente il fenomeno. Circa un secolo prima, tra la seconda metà del IV e la prima metà del III secolo a. C., si datano alcuni corredi funerari da Cerami, al Museo Archeologico di Palazzo Varisano a Enna, con interessanti terracotte. L'abbondante presenza di ceramica consente di datare i corredi con buona precisione. Tra le terracotte sono presenti statuette femminili panneggiate, ma anche una figura femminile in trono e un'arpia; una maschera teatrale deve appartenere a un tipo di giovane, probabilmente lo "hapalós neanískos". Siamo in un ambiente culturale molto vicino a quello delle tombe di Centuripe contenenti ceramica centuripina; ma anche a quello delle tombe di Lipari contenenti vasi del Pittore di Lipari e terracotte teatrali. Le ceramiche, pur essendo oggetti d'uso, non oggetti esclusivamente funerari, sono facilmente riconducibili a significati simbolici: ad esempio le ‘lekanides', contenitori di cosmetici, con decorazione figurata che rimanda agevolmente al mondo dell'aldilà. Al di là delle classificazioni (con terminologia tecnica che intimidisce i non addetti e affascina i collezionisti), al di là delle datazioni precise, dobbiamo riuscire a vedere la cultura, il modo di pensare delle persone che di quegli oggetti si servivano. L'archeologia riesce così a farci veramente gettare uno sguardo concreto su una pagina di storia. Le conoscenze archeologiche sulla Sicilia ellenistica sono tali da costringere talvolta a fare dei salti, per tenere conto di pezzi di verità magari più o meno distanti nello spazio. Per poterlo fare ci vuole buona metodologia; ma anche buone conoscenze generali; magari il convergere dell'azione di persone con diverse conoscenze specifiche. Il quadro d'insieme intanto viene fuori; e anche i singoli dettagli risultano più chiari. Rimaniamo agli esempi di prima. Non sappiamo molto di Cerami in età ellenistica; ma la geografia non è un'opinione: siamo nell'area del passo di Troina, passaggio obbligato tra la Sicilia centro-orientale e la costa nord. Diversi tasselli cominciano ad andare a posto; il mosaico comincia a comporsi. Dietro alcuni oggetti visibili nei nostri musei cominciamo a vedere certe idee che giravano per la Sicilia orientale intorno al III secolo a. C. E siccome, come ha detto qualcuno, le idee viaggiano sulle gambe degli uomini, cominciamo a pensare che in questo caso c'entri qualcosa il movimento di armati tra Macedonia, Epiro, Italia meridionale, Sicilia.
09/10/2012
|