Roghi e chiusure, che brutta estate per il patrimonio. Serve un nuovo polo per il "pattriottismo culturale" Giuseppe Farese Il Futurista Quotidiano, mercoledì 9 settembre 2012
L'apertura al confronto ideale e Io sprone a mettere in moto un nuovo fermento ideale e contenutistico mostrato dalla redazione de "il futurista", mi ha consentito di lanciare nei mesi scorsi, dalle colonne del quotidiano, l'idea di un nuovo patriottismo della cultura. In vista della nascita di un nuovo polo riformatore e liberale, che sembra pronto a vedere la luce nell'area che fu del terzo polo, ritenevo doveroso che una forza che si richiamava ai valori repubblicani si facesse promotrice di un rinnovato orgoglio della nostra cultura e del nostro paesaggio. Difendendo e promuovendo l'immenso patrimonio artistico, storico e paesaggistico della Nazione, richiamandosi in tal modo all'articolo 9 della nostra Carta costituzionale. Nell'editoriale pubblicato sul futurista quotidiano del 10 luglio 2012 (All'Italia serve un patriottismo culturale), sottolineavo l'importanza della riscoperta del patrimonio culturale da parte dei cittadini anche in funzione di un recupero delle radici identitarie della Nazione. Senza dimenticare le opportunità in termini di sviluppo economico che sarebbero derivate dal rilancio dei beni culturali e paesaggistici. L'estate appena trascorsa ha mostrato ancora una volta quanto sia necessario risvegliare tra i cittadini la coscienza della cultura e del paesaggio. Le cronache estive hanno raccontato, tristemente, di intere distese di boschi e riserve naturali distrutte da incendi che, nella maggior parte dei casi, risultano di matrice dolosa e rispondono ad un'oscura regia tesa a rendere edificabili tante aree naturali. Un paesaggio che ogni anno vede restringere la sua estensione subendo stupri e brutture di ogni tipo a causa di una devastazione feroce e insensata. Lo ha meritevolmente ricordato Ernesto Galli della Loggia in un bell'editoriale (II paesaggio preso a schiaffi) apparso sul Corriere della Sera del 27 di agosto scorso. Non solo il paesaggio però è stato vittima di devastazioni, anche la cultura ha dovuto subire lo smacco e la mortificazione per la triste vicenda che ha colpito a Napoli l'Istituto italiano di studi filosofici, ideato e presieduto da Gerardo Marotta. L'istituzione culturale, che ha fatto di Napoli la capitale europea della filosofia ricevendo svariati riconoscimenti internazionali, rischia di dover chiudere i battenti unitamente alla sua biblioteca, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco. La mancanza d fondi e la conseguente diffi coltà a portare avanti le attività culturali sono culminate nello sfratto per morosità dai locali di Palazzo Serra di Cassano a Napoli, sede storica dell'Istituto (foto in basso). Il capoluogo partenopeo rischia così di perdere un importante baluardo culturale e civile. Di fronte a tali scempi c'è bisogno di risvegliare nei cittadini l'orgoglio delle proprie radici in un rinnovato civismo culturale e ambientale. È la sfida che un polo riformatore e repubblicano deve raccogliere se vuole restituire dignità e sviluppo al Paese. |