Qui Inps, uffici e archeologia: ai privati la domus di Costantino Anna Maria Liguori la Repubblica, Roma, 25/1/2005
Nel 1959 durante gli scavi per la costruzione della sede provinciale dell'lnps in via Amba Aradam fu fatta una scoperta di eccezionale valore storico artistico: venne individuata infatti la "Domus Faustae" cioè la dimora privata della famiglia di Costantino e di sua moglie Fausta che le fonti antiche ricordano nell'area un tempo proprietà dei Laterani. Oggi questo sito, non aperto al pubblico, visitato di tanto in tanto da qualche scolaresca al seguito di un docente di storia dell'arte particolarmente informato, è molto amato dagli studiosi stranieri. Stanno lì sotto ore e ore francesi e canadesi, tedeschi e americani. Ora che il palazzo è stato ceduto al Fip questa sede archeologica potrebbe anche diventare proprietà privata e non essere più gestita ma solo protetta dalla sovrintendenza. Roma comunque potrebbe averla già persa. Proprio prima che passasse la legge delle cessioni la sovrintendenza ai Beni archeologici stava concertando con l'Inps un piano per la messa insicurezza e la valorizzazione di questo ritrovamento, già vincolato visto che fa parte dei beni del demanio. Il vincolo vuol dire però che il palazzo si porta dietro una sorta di inalienabilità, ma nessun vincolo contiene la clausola dell'esposizione al pubblico di un bene sotto tutela. Eppure la vista di questa dimora romana è un'esperienza indimenticabile. Lo scavo ha rivelato una serie di strutture edilizie interpretate come la domus di Fausta, (fine terzo inizio quarto secolo), seconda moglie diCostantino e sorella di Massenzio, un'attribuzione in seguito contestata da altri studiosi che vedevano due nuclei edilizi del 1 secolo d.c., la sede della domus di Calpurnio Pisone e quella della domus dei Laterani. In ogni caso la dimora, schiacciata dai piloni di cemento dell'edificio dell'Inps, appare magnifica: c'è ancora un lungo tratto murario, un corridoio e delle stanze. Le pitture, tardo antiche, sono state portate al Museo nazionale romano, sono megalografie, molto rovinate, che raffigurano una serie di personaggi della casa imperiale, una processione divina. All'area archeologica conservata nel sottosuolo "si accede" dall'angolo tra via dei Laterani e via Amba Aradam attraverso un elegante giardino ed una scala a lenta gradonata. Si passa accanto ad un resto di muro in grossa opera reticolata di tufo d'epoca neroniana, si raggiunge un cortile lastricato un tempo di marmi policromi ad intarsio di cui un frammento si conserva nell'angolo vicino alla scala d'accesso. La vicinanza della campagna è richiamata anche dalla presenza nel cortile di un pozzo. E una volta laggiù ci si immagina naturalmente com'era fatto il loggiato con il possente muro di fondo in tufelli e grossa malta grigia, quasi si vede l'impostazione della loggia con l'ampia esedra centrale. E c'è di più. Alcuni studiosi sostengono che il basamento ritrovato quasi intatto accanto al portico fosse quello che sosteneva la Lupa capitolina. Come dire che il più pregnante simbolo della romanità non è più di Roma, anzi presto sarà venduto al miglior offerente.
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