Rai, un amore improvviso per la cultura Aldo Grasso Corriere della Sera 22/1/2005
Il mito di Pigmalione e Galatea (il nome allude alla bianchezza lattea del suo corpo) è raccontato da Apollodoro, da Ovidio, dal «Roman de la Rose»,da G.B.Shaw, dal film «My FairLady»; ora rivive in un programma di «cultura contemporanea»: «Galatea» (Raidue, giovedì, 23.25). E' possibile, in assenza di persone che ci soddisfino, donare vita a una statua (la cultura) e infine amarla ? In pochi giorni ci stiamo interessando di ben due programmi culturali: che la Rai sia attraversata da inediti fervori intellettuali? L'ideale, come avviene nei miti, sarebbe quello di poter fondere i due programmi: da «La banda» la sostanza, da «Galatea» la scrittura. Sì, perché l'aspetto più profondamente culturale della nuova trasmissione è la splendida impaginazione di Alessandro Baracco che riesce a dare unitarietà a temi che spesso vanno per conto loro (in una trasmissione culturale, per il riguardo che si deve alla materia, non si può intervistare Elio Fiorucci, nemmeno se parla di jeans) e a porsi come il vero filo conduttore, ben al di là della presenza scenica della conduttrice (Barbara Ortelli) e del suo pigmalione (il peso dell'esordio è toccato a Carla Fracci). Per animare Galatea si sono visti il Museo di arte contemporanea di Rovereto (molto bello), un finto reality intellettuale condotto da Tommaso Labranca, il museo del design «Candiani» di Mestre, una presentazione di un cd dei Pan Sonic con un cartone animato (niente male), una lettura divertita dei dati Auditel, un'intervista ad Alessandro Mendini, una a Maria Teresa Ruta (mistero) e altro ancora. Certo che se nel ruolo di Pigmalione ci fosse Vittorio Sgarbi il programma farebbe davvero scuola. www.corriere.it/grasso |