Il sindaco non sdogana Palazzo Grassi Elisio Trevisan Il Gazzettino - cronaca Venezia 22/1/2005
Nemmeno l'insolita presenza di sindaco e assessore sono riuscite a sciogliere i nodi legati all'acquisizione di Palazzo Grassi da parte del Casinò. Il Consiglio di amministrazione della Spa della casa da gioco veneziana è rimasto riunito un giorno intero, e alla fine ha dovuto aggiornare la seduta a questa mattina. Da una parte il sindaco Paolo Costa, l'assessore Ugo Campaner e il presidente del Casinò, Giorgio Piantini, sostenevano a spada tratta l'operazione, dall'altra il resto del Consiglio d'amministrazione che, anche se non contrario in linea di principio, ha avanzato una lunga serie di dubbi anche procedurali. Questa mattina torneranno a riunirsi (non si sa se sindaco e assessore parteciperanno nuovamente, fuori da qualsiasi protocollo, per far pesare la volontà della proprietà) per sciogliere i nodi che ancora impediscono di deliberare per l'acquisto di Palazzo Grassi e, quindi, per arrivare al 25 gennaio dal notaio, assieme alla Fiat, con la firma del preliminare. Il Consiglio di amministrazione, per approvare l'operazione vuole tutelarsi da qualsiasi eventuale problema dovesse insorgere e quindi sta studiando tutta una serie di clausole per superare le difficoltà anche statutarie e rendere finalmente possibile l'approvazione della delibera. C'è, poi, pure la questione della convenzione tra Comune e Casinò: senza la firma del nuovo accordo il Cda aveva stabilito che non sarebbe andato avanti nell'acquisizione di Palazzo Grassi. Questo perché è proprio dalla convenzione che si capisce che disponibilità economiche avrà il Casinò e per quanto tempo. In proposito il documento è appena arrivato in II. Commissione consiliare (Aziende pubbliche) per un primo esame; poi dovrà passare all'VIII. (Bilancio) e alla fine servirà un esame congiunto tra le due prima di sbarcare in Consiglio comunale che avrà il compito di approvarlo o meno. Anche volendo far presto, il 25 gennaio è ormai dietro l'angolo, a meno che non si voglia spostare questa data, o il Consiglio di amministrazione del Casinò non decida di cambiare idea e di procedere anche senza convenzione. Dalla II. Commissione già arrivano voci molto critiche: «Noi siamo pronti ad esaminare con calma le 35 pagine dell'accordo, senza nessuna pregiudiziale - ha detto Renato Darsiè del Pdci - ma già da ora diciamo, senza possibilità di recedere, che ha una durata troppo estesa. Vent'anni sono inaccettabili: come si fa a decidere oggi quel che avverrà tra dieci anni? Figuriamoci tra 20». La durata della convenzione non è di poco conto, anzi è fondamentale per tenere in piedi il programma di investimenti che il Comune vuol far fare al Casinò: se l'accordo di divisione degli incassi della casa da gioco dura vent'anni, infatti, si può pensare ad un certo tipo di ammortamento dei debiti, ma se dura la metà è tutta un'altra cosa.
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