Agis, Anica, Anac: tutti contro lo tsunami di Governo sul cinema Gabriella Gallozzi L'Unità 22/1/2005
L'intero mondo dello spettacolo, compresi i sindacati, ha bocciato la proposta di ripartizione annuale del Fondo unico dello spettacolo. Cioè, di fronte ai tagli così ingenti del governo ha detto no al ministro Urbani, senza neanche affrontare l'argomento. Ogni anno, infatti, il Ministro presenta di fronte al Comitato per i problemi dello spettacolo, presso il ministero dei Beni culturali la sua «proposta» di suddivisione del Fus, un tanto per settore, danza, cinema, teatro ecc. Stavolta, però, per la prima volta in 20 anni - da tanto esiste il Fondo unico per lo spettacolo - il voto del Comitato che raggruppa i rappresentanti di tutte le categorie e le associazioni dello spettacolo - dall'Agis all'Anica all'Anac, per intenderci -, è stato contrario all'unanimità. L'Agis in testa. «Siamo stati costretti a dare voto contrario - ha spiegato il presidente dell'Agis, Alberto Francescani - per ribadire la denuncia dello stato di grave crisi del settore, che va ben oltre il pur devastante taglio degli stanziamenti complessivi dello spettacolo per il 2005. La situazione attuale è frutto di una persìstente disattenzione verso ì problemi dello spettacolo, componente essenziale della cultura e dell'identità nazionale. È il risultato di una non politica, dell'assenza di una logica ordinata e continuativa degli interventi, in specie per lo spettacolo dal vivo. Per affrontare questa situazione abbiamo rilanciato la Vertenza Spettacolo che fin dai prossimi giorni si articolerà su diverse manifestazioni in 100 città italiane, che culmineranno a Roma a febbraio, in una clamorosa iniziativa pubblica di protesta». A ribadire le ragioni del «no» è anche Nino Russo in rappresentanza dell'Anac, la storica associazione degli autori. «Qui il problema non riguarda soltanto la riduzione del fondo, ma l'intera politica del governo. Siamo di fronte, infatti, ad un vero e proprio genocidio culturale che si è manifestato a partire dalle ingerenze sulla Rai». Per Nino Russo basta guardare la legge del cinema per avere la prova evidente. «Una legge - sottolinea - che sembra ispirata al celebre adagio di Robin Hood, ma al contrario. Che cos'è il reference System se non un sistema per dare ai più ricchi e togliere ai più poveri?». Certo, conclude ironizzando, «questo governo ha ottenuto un risultato unico: riuscire a mettersi tutti contro compattando l'intero mondo dello spettacolo». Anche i sindacati - Slc-CGIL Fistel-Cisl e Uilcom-Uil- come si legge in un comunicato, sottolineano «lo stato di profondo malessere e di grande delusione nei confronti di un governo e dell'attuale maggioranza che non considera la Cultura e lo Spettacolo come uno dei diritti fondamentali per la cittadinanza e come importante volano dell'economia nazionale». Ma anche nei confronti di un Ministero, conclude la nota, «palesemente non più in grado di difendere gli interessi degli operatori del settore». Mentre l'Agis chiede, oltre al totale reintegro degli stanziamenti complessin per lo spettacolo per il 2005 - scesi dai 500 milioni di euro del 2004 ai 464 circa -, l'adozione da parte del governo di provvedimenti urgenti, a cominciare dall'applicazione al settore degli ammortizzatori sociali.
|