Maxxi, grande opera senza fondi FRANCESCA GIULIANI la Repubblica 21-01-2005
E' a rischio il cantiere del Maxxi, il cantiere del Museo per le ani del XXI secolo progettato da Zaha Hadid nelle ex caserme di via Guido Reni. Le imprese sono al lavoro, impegnate nella realizzazione di un edificio ad altissima tecnologia, enorme, complesso e delicato, il nuovo cuore pulsante di un quartiere che diventerà il centro dell'architettura contemporanea a Roma. I fondi, elargiti due anni fa dal ministero per le Infrastrutture per un'opera commissionata dal ministero per i Beni culturali, sono ormai arrivati agli sgoccioli tanto che se nel tempo di un mese non dovessero esserci novità i lavori dovrebbero inevitabilmente essere interrotti. Come per tante altre opere grandi e piccole previste per la Capitale, a oggi di sovvenzioni in vista non ce ne sono nemmeno per il museo nelle ex Caserme Montello: nella legge Finanziaria non c'è traccia di ulteriori stanziamenti per consentire al cantiere, giunto in unafase piuttosto delicata, di proseguire. La prima trancile di intervento è stata finanziata con quindici milioni di euro dopo un primo definanziamento della legge istitutiva del museo, la 237 del 1999. Un'opera che i tecnici stessi giudicano «importante e delicata», nata da un'idea di Walter Veltroni da ministro dei Beni culturali e benedetta una simbolica posa della prima pietra da parte del ministro Giuliano Urbani nel marzo 2003 dopo mesi di demolizioni dei vecchi edifìci militari. Il destino del Maxxi, il suo completamento e il rispetto dei tempi di realizzazione, sono appesi a un decreto legge che è una specie di libro dei sogni, nelle cui pagine approda ciò che - in tutta Italia - è stato derubricato dalla Finanziaria: in queste settimane l'allarme per il rischio blocco del cantiere è arrivato negli uffici del ministero dell'Economia su sollecitazione dei Beni culturali. Unica possibile soluzione e inserire un capitolo speciale sul museo nel cosiddetto "decreto legge sulla competitivita" che dovrà essere approvato a breve dal Governo. In questi giorni in via Guido Reni i lavori procedono, è stata già ordinata la magnifica copertura di cristallo, tocco di classe di un progetto tutto concentrato sulla valorizzazione della luce: «Confido che i fondi arriveranno. Si tratta di un cantiere ad altissima tecnologia in cui il fermo dei lavori può portare danni anche pesanti, un po' come potrebbe accadere in una fabbrica dove ci sono elementi deteriorabili», spiega Pio Baldi, direttore generale per l'Architettura e l'arte contemporanee. Meno olimpico il clima sul fronte delle imprese impegnate nella realizzazione dell'opera: «Stiamo lavorando a tutto ritmo, è stata appena ultimata la parte delle fondazionie il primo livello dell'edificio. È un'opera complessa, fatta con pannelli particolari, con materiali delicati. Adesso abbiamo davanti almeno un anno e mezzo di lavoro - commenta Claudio Cerasi, a capo dell'impresa Sac -I fondi sono agli sgoccioli. Se non arrivano rifinanziamenti da qui a un mese saremo costretti ad interrompere i lavori. Mi chiedo davvero se questo museo arriverà mai alla fine. A oggi posso dire che possiamo proseguire soltanto fino a fine febbraio e comunque non oltre quanto è Stato finanziato». Ancora quindici milioni di euro è la somma necessaria per procedere a pieno ritmo nell'anno in corso, altrettanti soldi servirebbero per l'anno successivo, considerato che l'inaugurazione del Museo, gioiello incastonato nel cuore del Flaminio, tra l'Auditorium di Renzo Piano e non distante dall'area dove sorgerà l'Agenzia spaziale progettata da Massimiliano Fuksas, è prevista per il primo semestre del 2006.
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