Passo indietro sull'autonomia Sole 24 Ore Centro Nord 21 GEN 2005
La Giunta rinuncia a scontrarsi con lo Stato e con una Pdl punta agli spazi offerti dal codice Urbani.
La Regione Toscana ha deciso di mettere sullo sfondo l'autonomia per la tutela e gestione dei beni culturali, battaglia simbolo della presidenza Martini. E con "Realpolitik" si accinge ad approvare una legge per occupare i nuovi spazi d'intervento offerti dal Codice Urbani, entrato in vigore a maggio dello scorso anno. «Con la proposta di legge che approderà presto in Consiglio — sottolinea l'assessore alla Cultura Martella Zoppi — la Regione si dota di uno strumento per utilizzare al meglio le possibilità aperte dalla nuova normativa nazionale, cercando di sviluppare al massimo il processo di cooperazione fra Stato, Regione, Comuni, Università». La Toscana è la prima Regione in Italia che si accinge a mettere a punto uno strumento del genere. Si tratta di una proposta "leggera", solo 12 articoli, e la parola chiave è "sinergia". Attraverso di essa passa un riassetto complessivo delle funzioni e si pone al centro il tema dell'integrazione a livello territoriale delle politiche dei beni culturali. Il potenziale che si apre non è cosa da poco. Per avere un'idea, si potrebbe indirizzare in modo sinergico — e dunque con un'efficacia decisamente maggiore — una quantità di risorse che già oggi raggiunge la ragguardevole cifra di 250 milioni l'anno, considerando i flussi finanziari di Stato, Regione, enti locali. Mentre in termini organizzativi si aprirebbero le tanto auspicate intese fra poli museali statali e comunali: con collaborazioni tra biblioteche pubbliche e forme più efficaci di gestione delle risorse culturali a ogni livello. Si tratta di un territorio ancora inesplorato in Italia, e la Pdl toscana vi si addentra scegliendo innanzitutto di esercitare tutte le nuove competenze concesse dal codice Urbani: dalla tutela del paesaggio, a quella dei beni culturali in tutte le sue sfaccettature (conservazione, gestione, valorizzazione, tutela). In questo quadro definisce i propri principi di azione, in rapporto con Stato, enti locali e altri soggetti: le Università e i centri di ricerca, in particolare, a cui la proposta di legge riconosce un ruolo prioritario, con un forte richiamo a diventare protagonisti attivi di questo processo. Viene inoltre stabilita la necessità della creazione di un sistema informativo unitario dei beni culturali in Toscana, mentre un altro punto innovativo è la possibilità, riconosciuta alla Regione, di prendere parte a fondazioni, associazioni, comitati e altri organismi. Una possibilità che dal '98 era stata soppressa. Ma che cosa accade, intanto, al grande tema dell'autonomia speciale della Toscana in materia di tutela e gestione dei beni culturali? La sfida lanciata fin dall'inizio della legislatura dalla presidenza Martini è diventata un documento di linee guida con cui aprire la trattativa con lo Stato ed è attualmente in discussione in Consiglio regionale. Ma il suo iter rischia di incagliarsi in un percorso istituzionale particolarmente complesso e oggi sempre più mobile. Il progetto di autonomia speciale prospetta, infatti, una vera e propria riorganizzazione radicale di sistema. È un disegno organico che riconosce allo Stato, oltre alla diretta gestione di grandi istituti culturali di carattere nazionale (dalla Biblioteca nazionale all'Opificio delle pietre dure), il mantenimento della funzione legislativa prevalente in materia di tutela. Alla Regione e agli enti locali passerebbero invece le funzioni amministrative delle strutture organizzative e degli istituti culturali statali. In questo quadro il progetto di autonomia speciale approdato in Consiglio nasce con l'obiettivo di ridare unità agli interventi e di garantire il funzionamento attraverso appositi snodi che assicurino il coordinamento tra Stato e Regione. Prevede, inoltre, forme di tutela specifiche per il personale coinvolto nel progetto. Ma il percorso a cui è destinata la proposta toscana è complesso.: comporta l'approvazione di Camera e Senato a maggioranza assoluta, ma soprattutto mette in gioco meccanismi costituzionali (il terzo comma dell'art. 116) a rischio di abolizione nella riforma del Polo. Insomma, la strada dell'autonomia speciale si fa oggi più accidentata e incerta. Per ora la Giunta Martini — questo il senso della Pdl — preferisce utilizzare i considerevoli margini d'azione assicurati dal codice Urbani.
Troppo complesso l'iter legato al vecchio piano
Supera quota 20mita il numero dei beni culturali censiti in Toscana
Beni. Sono oltre 20mila i beni culturali censiti in Toscana: tra questi, 455 musei, di cui 70 archeologici, 2.300 edifici d'interesse religioso, 5mila dimore storìche, 973 biblioteche (tre ogni 10mila abitanti, contro due della media nazionale), ben 4mila castelli e fortificazioni, 450 aree archeologiche. 1505 musei accolgono ogni anno 15,5 mOtaii di visitatori. Dal 2000 al 2003, i 180 teatri toscani
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