A PALAZZO CHIGI DI ARICCIA L’arte romana alla scuola del Caravaggio di MARCELLA SMOCOVICH Il Messaggero, 19-GEN-2005
E’ un miracolo extraurbano ciò che succede a palazzo Ghigi in Ariccia: mecenati milanesi che regalano opere e prestano collezioni, esposizioni per diffondere la pittura antica senza i nomi altisonanti che significherebbero grandi mezzi,troppe pretese e molte assicurazioni. Ci riesce Francesco Petrucci, con l’aiuto di esperti tra i quali Claudio Strinati, Mina Gregori, che espone la collezione dell’imprenditore Luigi Koelliker, una delle più importanti del mondo. Ecco dunque, ad Ariccia da venerdì 21 alle 19 fino al 22 aprile, la mostra di ”Pierfrancesco Mola e il suo tempo” che raccoglie 65 opere del 1600 romano: pittori caravaggeschi, autori in controdendenza, molti inediti, alcuni senza attribuzioni. Con l’obiettivo di non dimenticare le opere minori realizzate nella capitale in un epoca in cui imperversava Caravaggio, per continuare a discutere d’arte e guardare ciò che sembra meno ovvio di questo patrimonio italiano, infinitamente ricco di meraviglie. Roma nel 1600 era un porto di mare anche per l’arte. Si produceva di tutto. Così gli studiosi dell’epoca, su richiesta di Petrucci hanno selezionato e studiato molte novità dipinte dal Mola, come ad esempio uno splendido: Dio Padre , un bellissimo Endimione e un Suonatore di viola da gamba . Dipinti da questo artista ticinese di nascita ma romano di formazione, che affrescò anche alcune stanze del palazzo Doria Pamphilj di Valmontone, ma poi litigò con il duca proprietario che distrusse i suoi dipinti. Mola dipinse per Palazzo Chigi le allegorie dei Sensi : Bacco , Giacinto , Narciso e Omero , a rappresentare l’Olfatto, la Vista, l’Udito. Figure poco vestite e molto sensuali commissionate dal cardinale Flavio Chigi per la sua alcova. Era un pittore con uno stile tra naturalismo e neo-venetismo, che s’ispirava spesso al Cavalier d’Arpino di cui oggi si espone un olio: David con la testa di Golia . Si rifaceva anche a Tiziano e Tintoretto ed era sempre alla ricerca di contenuti molti forti. «Mola era un grande pensatore -ha detto Strinati- che lavorava solo quando aveva qualcosa da dire». Ariccia ospita anche opere di Salvator Roma, La Maddalena ; di Lorenzo Bernini; di Agostino Scilla, Allegorie dell’abbondanza ; di Alessandro Mattia da Farnese, Autoritratto ; e di Guglielmo Cortese detto Il Borgognone. E per la prima volta, in un’altra ala anche un contemporaneo: Philippe Casanova, pittore francese che pensa al barocco romano, traendo ispirazione dalle dimore dei nobili. Anche questa mostra è sostenuta da Koelliker sensibile all’accostamento tra antico e moderno. Ma sempre con lo stesso tema, il 1600. Su cui resta molto da dire.
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