Il ritrovamento: una nuova Pompei nel cuore di Roma Alessandra Rubenni L'Unità, ed. Roma
Mostrate le prime immagini del mosaico del I secolo d.C. ma sotto Colle Oppio ci sono ancora edifici e strade sepolti
Nel cuore di Roma c'è una nuova Pompei. Edifici, strade e ambienti del I secolo dopo Cristo, che lentamente riemergono dopo secoli di buio, perfettamente conservati. A fare luce su questo straordinario brano di città ancora sepolto sotto il Colle Oppio, sono ora le immagini di un prezioso racconto di vendemmia, fatto di piccole e lucenti tessere vitree sul fondo di una parete, che è stato scoperto durante le indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza comunale ai Beni Culturali.
È il Mosaico della Vendemmia, splendido antenato dell'arte più diffusa nel periodo tardoantico e addirittura precedente ai mosaici rinvenuti nelle province d'Africa. Ed è l'ultimo eccezionale ritrovamento di una grande avventura scientifica iniziata nel 1998 e che sta man mano scandagliando tutta l'area delle Terme di Traiano. «Roma è una specie di scatola delle sorprese, dove ogni volta si trovano delle assolute meraviglie. Dopo la fontana di piazza Euclide e l'affresco rinascimentale in Campidoglio, ora si scopre quest'opera in meraviglioso stato di conservazione», esordisce il sindaco Veltroni, affiancato ieri da temerari archeologi, arrivati in Campidoglio per presentare il risultato delle ricerche. Accanto a loro, l'emozione si unisce all'orgoglio. «Ci sono pochi punti in cui l'Italia eccelle, ma uno in cui ha il primato assoluto è quello della tutela e del restauro del nostro patrimonio culturale. Da noi-sottolinea il sindaco - ci sono le migliori professioni e competenze. Tutti, dai più giovani ai più anziani, con lo stesso fuoco di ricerca». E anche questa volta, la ricerca ha fatto centro.
«Un po' come il Vesuvio ha seppellito Pompei sotto una coltre di cenere, così le Terme di Traiano, con la loro enorme piattaforma di sei ettari di superficie hanno ricoperto e sepolto un intero quartiere, che stiamo ricostruendo ogni giorno di più», spiega il Soprintendente Eugenio La Rocca. Nel '98, da quell'antico quartiere sigillato sottoterra, riemerge l'affresco ormai famoso della «Città Dipinta», che decorava la facciata di un grande edificio. Poi si scopre un'altra costruzione e salta fuori il mosaico del «Filosofo e della Musa».
L'impresa riprende nel 2003. In principio è una sonda. I rilievi dicono che lì sotto c'è da aspettarsi ancora molte altre sorprese. Poi, in una volta dell'edificio con l'affresco, si apre uno squarcio. È uno stretto cunicolo di laterizi, in cui si calano gli speleologi di Roma Sotterranea, Gianni Placidi e Adriano Morabito, i coraggiosi archeologi che legati alla corda scendono a 13 metri di profondità, armati di telecamera. Le immagini vengono trasmesse all'esterno: incollata al monitor c'è Rita Volpe, della Soprintendenza capitolina, che di colpo si ritrova davanti lo stupefacente mosaico parietale. Tre metri per due, praticamente intatti, fitti di tessere accostate le une alle altre con somma maestria. C'è un uomo riempie un cesto di vimini di grappoli. Altri due pestano l'uva, immersi con le gambe in una grande vasca, sulle note di un suonatore ritratto di spalle con il doppio flauto. Un'opera unica in Italia, per l'altissima qualità e per la datazione. Ma non finisce qui. Adesso l'intento è di continuare le ricerche e arrivare ad unificare questa straordinaria area archeologica con una risistemazione complessiva, a partire dal progetto elaborato insieme alle Soprintendenze di Stato nel 2001. «Tutto ciò che è stato fatto finora - spiega l'assessore capitolino alla Cultura, Gianni Borgna, è stato finanziato dal Comune, con una spesa di 6 milioni di euro». Per portare a termine il progetto complessivo serviranno in totale 50 milioni, ma secondo il Soprintendente La Rocca ci sarebbe già qualche spiraglio sui fondi statali. Si avvicina, così, il giorno in cui questa città sotterranea si potrà visitare, così come da tempo si scende nella magica atmosfera dell'attigua Domus Aurea. «Se il principale elemento di attrazione del Colle Oppio è costituito dalla Domus neroniana, in un' ottica di sistemazione e recupero futuri le Terme di Traiano devono sicuramente tornare ad essere il protagonista del paesaggio del parco del Colle Oppio, tornando leggibili e comprensibili», annuncia La Rocca. Nel frattempo, l'ipotesi che sembra più attendibile è che anche gli edifici che si stanno scoprendo sotto le Terme siano collegate alla stessa dimora neroniana, nel cui ampliamento furono addirittura inglobate alcune vie della città.
|