Ales, trovati 60 milioni per gli ex Lsu c.gr. Il Mattino, 20/01/2005
VERTENZA ALES, sindacati e governo si sono incontrati a Roma, per cercare una soluzione che fermi le lettere di licenziamento degli ex Lsu che da 14 anni garantiscono servizi indispensabili a siti archeologici e musei. Lavoratori per i quali la Finanziaria non ha trovato i fondi e la cui graduale espulsione sta per scattare: fra nove giorni, se nulla cambiasse, partirebbero le prime 22 lettere di licenziamento. Un'ipotesi contro la quale i sindacati sono disposti a battersi in ogni modo. Con l'appoggio della Regione che, in una lettera al presidente del consiglio del presidente Bassolino, definisce questi dipendenti lavoratori indispensabili in un settore strategico. Una soluzione è stata messa sul tappeto. Il neo viceministro ai Beni Culturali Antonio Martusciello ed il sottosegretario Nicola Bono, presente anche l'onorevole Marcello Taglialatela, hanno assicurato che i fondi per gli ex Lsu sono stati reperiti e che (60 milioni di euro più 37 di fondi Cipe) possono coprire il triennio. Il problema è con quale formula assegnare i fondi in un decreto legge che sarà presentato al prossimo consiglio dei ministri. Quella che è detta vertenza Ales, infatti, riguarda anche i lavoratori di altre cinque società. Se Ales, però, è a partecipazione pubblica, le altre società sono private. Le leggi europee imporrebbero, per i progetti affidati a privati, gare d'appalto. «Una lotteria» per centinaia di dipendenti. La soluzione più agevole sarebbe l'assegnazione di tutti i progetti, e fondi, ad Ales che, poi, garantirebbe il lavoro anche agli altri precari. L'appuntamento è per mercoledì, con il testo del decreto legge. Un appuntamento troppo a ridosso di quel 29 gennaio che per 22 persone già vorrebbe dire tornare a casa: Bruno Esposito, amministratore delegato di Ales, aspetta un segno contrario dall'assemblea dei soci. Ma se non dovesse arrivare procederà. Ventidue drammi umani come quello di Ciro Monaco, 44 anni, due figli, imbianchino. Ha tentato il suicidio, volando di sotto. È finito al Cto, in grado di sopravvivere e di ricevere una lettera di licenziamento. Marcello Taglialatela è ottimista. «Capisco la prudenza altrui - dice - ma ho ascoltato con attenzione e sono ragionevolmente ottimista: l'aspetto economico è risolto, il governo ha trovato fondi per il triennio, credo che anche i sindacati l'abbiano ben recepito». C'erano, al tavolo, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e rappresentanze sindacali di base. Dice Giuseppe Pinto, della Rsa di Palazzo Reale: «Non accettiamo le lotterie degli appalti. Dopo 14 anni, sia chiaro che o ci affidano direttamente i progetti o ci assumono». Stessa musica ad ascoltare Alfredo Chegai, dell'Ugl. «Non accetteremo in nessun caso la clausola sociale. Obbligherebbe sì gli eventuali vincitori di un appalto a far lavorare i precari. Ma esaurito il triennio, sarebbe tutto finito. Altri tre anni prima del lastrico? No grazie».
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