Stop al cemento: i sindaci dell'isola divisi in due fronti M.MAU. Il Sole 24 Ore 15-GEN-2005
CAGLIARI ■ Renato Soru l'aveva promesso in campagna elettorale: «Se vincerò, mai più cemento sulle coste». E dal giugno scorso, il mese della sua elezione, la Sardegna si è letteralmente spaccata in due: da una parte i sindaci sardi della Casa delle libertà, che da mesi protestano contro la cosiddetta legge «salva-coste», dall'altra la coalizione che sostiene Soru e tutti i cittadini che da anni si oppongono a una espansione edilizia in molti casi senza alcun criterio. La legge voluta dal Governatore impedisce la costruzione entro i due chilometri delle coste sarde fino a quando (diciotto mesi a partire dal 25 novembre) non saranno approvati i piani paesistici regionali. Un provvedimento preceduto da una normativa tampone di tre mesi (poi convertito in legge) che già aveva surriscaldato gli animi degli isolani e aperto un dibattito che certo non scemerà nei prossimi mesi. Di pari passo al blocco delle costruzioni, già durante la campagna elettorale che lo contrappose a Mauro Pili, il candidato leader della Casa delle Libertà, Soru dichiarò guerra alle centinaia di pale eoliche di cui l'isola è disseminata («deturpano in modo orrendo il nostro bellissimo paesaggio», ha sempre ripetuto l’ex patron di Tiscali). E, secondo il Governatore, tra le motivazioni che avrebbero spinto l'Esecutivo ad impugnare la legge numero 38 ci sarebbe anche l'energia prodotta dal vento. Spiega Soru: «II ricorso è così singolare che ci spinge a pensare che l'intento sia quello di bloccare la nonna che impedisce alla nostra isola di diventare la piattaforma eolica del Mediterraneo». Al di là della diatriba tra Roma e Cagliari, il conflitto tra la Regione e i sindaci isolani monta da mesi. La repentinità con la quale Soru è passato dalle parole ai fatti non ha mai smesso di irritare parecchi primi cittadini sardi, tra i quali i due leader della protesta, e cioè il sindaco forzista di Cagliari Emilio Floris e il suo omologo di Olbia Settimo Nizzi. In realtà, una deroga ai vincoli temporali posti dalla legge di novembre esiste, E la deroga si chiama Puc, Piano urbanistico comunale. I Comuni che dispongono di questo indispensabile strumento di pianificazione urbanistica (sono solo una ventina) possono costruire anche all'interno della fascia di protezione. Corregge Floris: «Non è del lutto vero che con il Puc le restrizioni non abbiano valore. Cagliari ha il suo Puc. Ma ogni piccola variazione del piano urbanistico comunale, compreso il cambiamento di una semplice destinazione d'uso, deve essere riesaminato e poi approvato dalla Regione. In tempi di decentramento e trasferimento dei poteri agli enti locali, a me pare un passo indietro di tipo neocentralista». Una chiave di lettura, quella del centralismo, richiamata anche da Soru per difendere la sua legge: «La Sardegna può disporre di una delle sue risorse fondamentali, l'ambiente, oppure non deve farlo perché il Governo pensa di poterne fare una tutela migliore? E, in attesa che lo faccia, dobbiamo assistere impotenti alla distruzione definitiva di questo bene?».
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