Il Governo contro la Sardegna - Impugnata la legge salva-coste MARINO MASSARO 15-GEN-2005, Il Sole 24 Ore
II Governo ha impugnato la legge della Regione Sardegna che vieta le nuove costruzioni entro due chilometri dalla riva del mare.. Roventi le polemiche sull'ennesimo scontro tra Esecutivo e Regioni. Sono già oltre 300 i ricorsi pendenti davanti alla Consulta.
Fino all'approvazione del Piano paesaggistico regionale e per un massimo di 18 mesi è vietai» costruire o rinnovare lottizzazioni entro 2.000 metri dalla linea di battigia marina (500 metri nelle isole minori), anche per i terreni elevati sul mare e entro i compendi sabbiosi e dunali. Le contestazioni del Governo II divieto di realizzare nuove opere nelle zone costiere e le deroghe previste sono «illogiche e manifestamente irrazionali». Secondo il Governo, i criteri adottati non trovano giustificazione in alcuna valutazione paesistica e non soddisfano le finalità di tutela perseguite, Sotto accusa il blocco delle costruzioni in una fascia di 2 Km dal mare L'opposizione replica: così si favoriscono interessi privati e speculazioni edilizie ROMA ■ Si riaccende lo scontro tra Stato e Regioni. E Consiglio dei ministri ha deciso ieri di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la legge «salva-coste» della Sardegna, il provvedimento che vieta temporaneamente (al massimo 18 mesi) ogni attività edilizia in una fascia fino a 2 chilometri dalla linea di battigia marina. La legge della Regione Sardegna (la n. 8, intitolata «Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale») era stata approvata il 25 novembre corso, non senza code polemiche. Polemiche che ieri sono puntualmente riesplose. Verdi e ambientalisti, oltre che le forze politiche del centro sinistra accusano il Governo di voler "salvare" la villa del premier e di voler favorire la speculazione edilizia. «Polemiche strumentali e becere» replica il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia. «E Governo — ha detto il ministro — non poteva fare diversamente che impugnare la legge, così come si è fatto per qualunque altra materia e per qualsiasi altra Regione di qualunque colore». «Abbiamo fatto — ha proseguito La Loggia — un'analisi molto scrupolosa di decisioni della Regione che presentavano evidenti aspetti di illegittimità perché sforavano di molto le competenze dello Statuto regionale della Sardegna». Il ricorso al giudizio della Corte costituzionale è solo l’ultimo (per ora) capitolo di una vicenda che si trascina da tempo. La giunta di centrosinistra che regge ora la Regione Sardegna aveva l'esigenza di riempire il vuoto determinato dall'annullamento da parte del Tar e del Consiglio di Stato di 13 dei 14 Piani paesaggistici territoriali (l’unico che si è salvato è quello del Sinis nell’Oristanese). Per questo motivo la nuova disciplina (approvata dopo un mese di maratona in consiglio regionale e tra roventi polemiche) prevede che la Giunta regionale adotti, entro un anno, il Piano paesaggistico regionale che dovrà fare da cornice agli analoghi piani dei singoli Comuni. Nel frattempo valgono le misure di salvaguardia con il divieto di realizzare «nuove opere soggette a concessione ed autorizzazione edilizia, nonché di approvare, sottoscrivere e rinnovare convenzioni di lottizzazione» nei tenitori costieri compresi nella fascia entro i 2.000 metri dalla linea di battigia marina (500 metri per le isole minori). I sindaci di centro destra (tra cui quelli dì Olbia e Cagliari) hanno accusato il governo regionale di voler affossare il turismo e l'economia dell'Isola, senza contare le lamentele per la mancata concertazione. E hanno scritto direttamente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sollevando la questione di illegittimità costituzionale. Con il "caso Sardegna" va dunque ulteriormente allungandosi la lista delle liti tra il Governo e le Regioni che dopo la modifica del Titolo V della Costituzione sono esplose quasi in forma epidemica. A novembre dello scorso anno lo Stato aveva impugnato oltre 140 leggi regionali, mentre le Regioni avevano presentato circa 170 ricorsi. Un bilancio che è cresciuto e crescerà per effetto della contestazione alla Finanziaria 2005. Le Regioni più combattive sono quelle di centro sinistra (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Campania), ma le Province autonome di Trento e Bolzano, con una trentina di ricorsi, sono nella fascia alta della classifica. Il maggior numero di conflitti riguarda, non a caso, materie come l'ambiente, l'edilizia, l'urbanistica. Ambiti dove il pasticcio della definizione di "legislazione concorrente" utilizzata per la riforma costituzionale del Titolo V crea oggettivamen-te incertezze e motivo di contrasto. In questo particolare caso della legge della Sardegna, secondo il Governo, il divieto di realizzare nuove opere nelle zone costiere e le esclusioni e deroghe previste risultano «illogiche e manifestamente irrazionali» in contrasto con gli articoli 3 (pari dignità e eguaglianza dei cittadini davanti alla legge) e 97 (imparzialità della pubblica amministrazione) della Costituzione. Secondo il Governo, i criteri adottati «non trovano giustificazione in alcuna valuta-zione paesistica e non soddisfano le finalità di tutela perseguite, sia per i limiti fissati nel divieto di realizzazione nuove opere, sia per le deroghe e esclusioni previste». Contestato anche il divieto di realizzare, fino all'approvazione del Piano paesaggistico regionale, impianti di produzione di energia eolica. «Questa disposizione — secondo il Governo — eccede le competenze dello Statuto sardo, ponendosi in contrasto con la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell'ambiente e dei beni culturali».
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