«Sardegna, incostituzionale la legge salva-coste» C. Mercuri Il messaggero, 15-GEN-2005
Palazzo Chigi si appella alla Consulta contro la norma approvata dalla Regione che aveva l'obiettivo di fermare gli scempi sul litorale II governo ricorre, insorge l'opposizione. I verdi: favore agli speculatori. La Loggia (FI): scavalcato lo statuto
II Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Consulta la cosiddetta "legge salvacoste" della Sardegna, e lo ha fatto in tempo record. Appena I'altroieri, infatti, un gruppo di sindaci sardi (tra cui quelli di Olbia e di Cagliari) aveva scritto una lettera al presidente del Consiglio perché «nel primo Consiglio dei ministri possibile possa essere deliberata l'impugnativa della legge in questione per manifesta incostituzionalità». E ventiquattro ore dopo, il Consiglio dei ministri lo ha fatto. La legge "salvacoste". Che cos'è la "legge salvacoste"? E' lino dei primi atti voluti dalla Giunta di centro-sinistra guidata da Renato Soru. Nell'ottobre del 2003 il Tar, su ricorso delle principali associazioni ecologiste, respinse ben tredici piani paesistici approvati dalla precedente amministrazione di Centro-destra. Si creò allora un vuoto normativo che la successiva Giunta di Centro-sinistra cercò subito di colmare. La nuova legge fu approvata dall'assemblea regionale il 24 novembre del 2004, dopo la sentenza del Tar che aveva respinto il ricorso presentato dai sindaci di Arzachena, Alghero, Olbia e di una società interessata a un insediamento nella zona di Valledoria, sulle coste settentrionali dell'Isola. La legge, approvata tra mille polemiche, fissava infatti a due chilometri dal mare il limite per nuovi insediamenti, abitativi e turistici. «Non vogliamo - spiegò allora il presidente Soru - che in Sardegna si perpetui uno sfruttamento iniziato con le miniere e ora in atto con il turismo. Oggi - disse Soru - il turismo è in mano a operatori non sardi che allestiscono villaggi turistici estranei al territorio mentre la speculazione immobiliare costruisce seconde case. Il turismo - concluse - è una ricchezza della nostra economia, ma questo non è turismo. Perché il turismo è servizi, non case, non utilizzo di zone di pregio del territorio». L'incostituzionalità. Sindaci e amministratori dell'opposizione furono subito in prima linea contro il provvedimento varato dalla Giunta Soru. «Così si blocca lo sviluppo», dissero. «E' un colpo mortale al turismo dell'Isola», aggiunsero. Poi hanno preso carta e penna e hanno scritto a Berlu-sconi per denunciare l'incostituzionalità del provvedimento. Secondo i sindaci, la legge sarebbe incostituzionale perché «agisce deliberatamente contro i Comuni e non in favore degli stessi. Addirittura in disaccordo, non essendoci stata la dovuta concertazione costituzionalmente stabilita. Con questo provvedimento -hanno scritto i sindaci - si è arrecato un grave pregiudizio economico finanziario» agli Enti locali. Ha spiegato Enrico La Loggia, ministro per gli Affari regionali: «II Governo non poteva fare diversamente che impugnare la legge, così come si è fatto per qualunque altra materia e per qualsiasi altra Regione di qualunque colore. Semplicemente - ha aggiunto - abbiamo fatto un'analisi molto scrupolosa di decisioni prese dalla Regione che presentavano evidenti aspetti di illegittimità costituzionale perché sforavano di molto le competenze dello statuto regionale della Sardegna e abbiamo agito di conseguenza». L'opposizione. Le reazioni degli ambientalisti non si sono fatte attendere. Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha commentato: «Siamo al salva-cantiere, ovviamente quello di casa Berlusoni. Il Governo è miope nei riguardi della questione ambientale». E Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, ha parlato di un tentativo di rivincita del «partito del condono sui difensori del territorio. Sono davvero curiosi questi federalisti - ha aggiunto - che non trovano di meglio che intervenire centralisticamente contro i pronunciamenti democratici di una comunità come quella sarda che difende l'integrità del suo territorio».
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