Sovrintendenza di Roma: ora non si dica che è un giallo ministeriale Gino Agnese Il Tempo, 15-GEN-2005
DISPIACE, veramente dispiace che il professor Adriano La Regina debba dare le consegne a un suo collega, sebbene questi, il professar Angelo Bottini, sia stato fin qui il soprintendente ai Beni Archeologici della Toscana e non sia perciò l'ultimo arrivato, o il primo venuto, che dir si voglia. Dispiace perché, tra i troppi «signor sì» che si piegano come canne al vento della personale convenienza, c'è stato a Roma per lungo tempo, che adesso non sembra così lungo, un severo «signor no» che ha fatto bene il suo mestiere di cane da guardia delle pietre, diciamo cosi, che ci fanno essere ciò che siamo. A me dispiace persino un pò di più, perché, pur avendo incontrato poche volte il soprintendente, fui in confidenza e in' amicizia con il padre, il pittore astrattista Guido La Regina, e con altri suoi familiari; e frequentandoli, e stimandoli moltissimo senza che la diversità delle vedute politiche facesse ombra alla nostra consuetudine di «napoletani in esilio», mi persuasi che il professor Adriano, di poche parole e raramente aperto al sorriso, essendo della stessa pasta dei suoi, meritasse ogni considerazione e rispetto. Mi confermo in questo sentimento, ma forse perché sono preso da altre cure, non ho capito perché il rammarico destato dal collocamento in pensione del soprintendente, e dal fallimento del tentativo di mantenerlo in servizio anche oltre il limite, debba dare spazio ad aleggianti sospetti di siluramento e a certi quaresimali dei quali direi che H soprintendente - che sta benissimo, è figlio di genitori longevi e può adesso insegnare e darci qualche buon libro, libero com'è dalle grande dell'ufficio -potrebbe preoccuparsi. Senza contare poi, che la piega di certi commenti, oscillanti appunto tra il compianto e il giallo ministeriale, indirettamente si voltano in offesa al nuovo soprintendente, che rischia di scivolare nel ruolo dell'usurpatore o del favorito: e invece dicono che sia un altro «signor no», retta e giusto come La Regina.
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