Sardegna, è scontro sull’ambiente Il Mattino 15/01/2005
Cagliari. Dovrà superare lo scoglio della Corte Costituzionale la legge-simbolo del nuovo corso impresso da Renato Soru al momento del suo insediamento alla guida della Regione autonoma della Sardegna. Quella legge salvacoste fortemente voluta dal Governatore, quanto osteggiata dall'opposizione di centrodestra e da una nutrita pattuglia di sindaci costieri, che ieri hanno incassato un primo successo: il Consiglio dei ministri ha infatti deciso di impugnare davanti alla Consulta la legge regionale, varata dall'Assemblea sarda il 24 novembre scorso, ravvisando alcuni aspetti di illegittimità costituzionale per quanto attiene divieti e deroghe, nonchè uno sconfinamento nei poteri dello Stato in materia ambientale. Il presidente della Regione contrattacca: difende l'autonomia regionale e il diritto dei sardi di tutelare il proprio ambiente, punta il dito contro il Governo («credevo che il suo compito fosse quello di sopperire a una mancanza di tutela, e non di proibire a una Regione di farlo bene e per proprio conto») e si dice convinto di essere dalla parte giusta («a leggere le motivazioni non mi viene nessun dubbio su quello che abbiamo fatto nei mesi scorsi»). Soru se la prende in particolare con la parte del ricorso che riguarda l'energia eolica, che la legge di salvaguardia ridimensiona drasticamente, e avverte: «Dopo le servitù militari non può esserci imposta anche la servitù eolica nazionale. E dopo, cos'altro?». La decisione del Governo arriva a 24 ore da una decisa presa di posizione di 13 sindaci della Cdl - in testa quello di Olbia, Settimo Nizzi, e di Cagliari, Emilio Floris, entrambi di Fi -, da subito in prima linea contro il provvedimento di salvaguardia che fissa a due chilometri il limite per nuovi insediamenti edilizi. Giovedì hanno preso carta e penna e hanno scritto al presidente del Consiglio Berlusconi. Parole inequivocabili: la legge salvacoste è incostituzionale perchè «agisce deliberatamente contro i Comuni e non in favore degli stessi». Con questo provvedimento - sentenziano i firmatari - si è arrecato un «grave pregiudizio economico-finanziario» agli enti locali che perderanno svariati milioni di euro di entrate. Gli amministratori locali hanno colpito nel segno: l'appello al premier, affinchè «nel primo Consiglio dei ministri possibile, possa essere deliberata l'impugnativa della legge in questione per manifesta incostituzionalità», ha sortito l'effetto sperato nel giro di sole 24 ore. E mentre si consuma lo scontro istituzionale tra Stato e Regione, il centrosinistra e gli ambientalisti difendono la validità della legge e accusano il Governo di fare il gioco degli speculatori. Ermete Realacci (Dl) parla di una decisione «scandalosa» («è come impugnare il futuro della Sardegna»). Gli fa eco il verde Pecoraro Scanio: «Siamo al salva-cantiere», dice, riferendosi ai contestati lavori di Villa Certosa, residenza sarda del premier. Il leader del Prc Bertinotti, apprende la notizia a Cagliari: «È un tentativo di rivincita del partito del condono - commenta - sui difensori del territorio». Tutte polemiche «strumentali e becere», replica in serata il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia, che spiega: «Semplicemente abbiamo fatto un'analisi molto scrupolosa di decisioni prese dalla Regione che presentavano evidenti aspetti di illegittimità costituzionale».
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