SARDEGNA Governo eolico business - Roma impugna anche legge salva-paesaggi Costantino Cossu Il manifesto
Oltre alla legge che tutela le coste, Palazzo Chigi ricorre alla Consulta anche contro la norma regionale che frena la speculazione sull'energia eolica
CAGLIARI «L'intento del governo è anche quello di bloccare la norma che impedisce che la Sardegna diventi la piattaforma eolica del Mediterraneo. La Sardegna sta facendo abbondantemente la sua parte e non può essere obbligata a fornire da sola la quasi totalità della produzione eolica italiana. Questo stava accadendo prima che noi lo impedissimo». E' un passaggio dela risposta di Renato Soru, il presidente della giunta regionale sarda, alla decisione del consiglio dei ministri di impugnare davanti alla corte costituzionale la legge che, per un anno, impedisce di costruire in una fascia di due chilometri dal mare, approvata nell'agosto scorso. Davanti alla Consulta, infatti, il governo di Silvio Berlusconi ha mandato, insieme alla legge salvacoste, anche il provvedimento della giunta Soru che ha fermato in Sardegna i cantieri per la costruzione di un numero impressionante di centrali eoliche: ottantotto. L'impatto per il paesaggio sarebbe stato devastante, alcuni dei luoghi più belli sarebbero stati irrimediabilmente deturpati. I motivi del boom dell'eolico in Sardegna li spiega Antonio Canu, dirigente nazionale del Wwf, responsabile del settore aree protette: «Noi siamo favorevoli all'energia eolica, da sempre. Il fatto è che in Sardegna l'eolico rischiava di essere introdotto nella maniera sbagliata, fuori da ogni criterio serio di programmazione e di tutela del paesaggio». L'eolico è incentivato da massicci finanziamenti europei. Molti comuni, alle prese con bilanci disastrati, hanno fornito le licenze per l'apertura dei cantieri solo per incamerare i soldi. «In questo modo», dice Canu, «l'aspetto prevalente non è quello dell'introduzione di una fonte alternativa d'energia, ma è quello dell'attivazione di un meccanismo in cui ad essere premiati sono i profitti delle imprese». Tra le aziende che si sono buttate nel business dell'eolico sardo ci sono l'Enel, due gruppi privati italiani e uno spagnolo.
Anche ieri sono piovute reazioni negative alla decisione del governo d'impugnare la legge salvacoste. Tra le altre quella di Francesco Rutelli: «Mentre nove milioni di italiani sono a piedi, il premier e il governo cosa fanno? Bocciano la legge urbanistica della Sardegna che mette argine alla cementificazione. Invece servirebbe il massimo di innovazione tecnologica e scientifica per garantire il massimo della conservazione dell'ambiente e della natura».
Per la segreteria nazionale dei Ds si è fatto sentire Valdo Spini, ieri a Cagliari per il congresso provinciale della Quercia: «La politica del territorio è da sempre di competenza delle Regioni, a cui la riforma del titolo quinto ha aggiunto la competenza sul paesaggio. Allo Stato è rimasta la tutela dei beni culturali, ma l'atto del governo Berlusconi è tutt'altro che tutela, è la messa in pericolo delle coste stesse. Si aggiunga che la legge sarda si pone nel solco di tutta quella legislazione, dalla Galasso in poi, che ha individuato nelle coste un bene da tutelare». «Uno in più o uno in meno, di conflitto, non cambia molto. E', comunque, un provvedimento che fa riflettere».
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