Nuove voragini sul Palatino Paolo Brogi Corriere della Sera, 17 gennaio 2005
Rischio crolli per il Palatino, il colle su cui è nata e cresciuta la civiltà romana, le prime capanne e via via santua-ri, templi, ville della repubblica e poi grandi costruzioni imperiali. La collina di tufo è purtroppo ricca di cave, anfratti, crepe. L'ultima conferma viene dalla scoperta inquietante, appena registrata sul fronte delle «costruzioni» del Velabro, sulla fiancata ovest: una caverna incombe paurosamente proprio sotto gli orti farnesiani. Laggiù c'è la parte più antica di Roma che potrebbe sgretolarsi da un momento all'altro. Il Palatino ferito attende di essere messo in sicurezza, ma i fondi scarseggiano. Adriano La Regina aveva calcolato che servivano 100 milioni di euro per gli interventi: un mese fa dal ministero dei Beni Culturali sono stati assegnati, però, al Palatino solo 5 milioni e mezzo.
Crepe e fessure nel terreno tufaceo. Dai Beni culturali solo 5 milioni per gli interventi, mentre ne servirebbero cento Palatino, pochi fondi e troppe impalcature Scoperta una caverna sul fronte del Velabro: aumenta il rìschio crolli della Domus liberiana Nuova voragine incombe paurosamente proprio sotto gli Orti Farnesiani Secondo gli esperti della sovrintendenza la collina «è una sorta di groviera» II problema inizia subito dopo un vecchio cancello chiuso con un lucchetto che fatica un po' ad aprirsi e chiudersi. I visitatori che si affollano sotto l'Arco di Tito e che salgono pigramente nella parte aperta al pubblico del Palatino si chiedono cosa ci sia oltre. Guardano quel baso-lato che scende verso il basso e che si chiama «Clivo della Vittoria». E oltre in-travedono quelle grandi arcate che svettano verso l'alto, disegnando sfondi alla Piranesi. È la Domus Tiberiana, il posto dove si respira ancora l'odore di complotti e lame affilate con cui si ammazzavano imperatori come Caligola. Laggiù c'è la parte più antica di Roma che crolla. È il Palatino ferito che attende di essere messo in sicurezza. Il colle su cui è nata e cresciuta la civiltà romana, le prime capanne e via via santuari, templi, ville della repubblica e poi grandi costruzioni imperiali, questo colle sta male. E sta sempre peggio da oltre vent'anni. L'emergenza è fatta di scoperte inquietanti, come quella appena registrata da pochi mesi sul fronte delle «costruzioni» del Velabro, la fiancata ovest: una caverna che in-combe paurosamente proprio sotto gli Orti Farnesiani. Si scende a vederla. Ma prima di arrivare laggiù, dove il tufo diventa più poroso e precario, non si possono ignorare le crepe che trafiggono le arcate affacciate sui Fori. Le profonde crepe della Domus vengono annunciate dai sassi e dalle «breccole», come i romani chiamano queste pietre irregolari, venute giù dall'alto. Lo sguardo corre verso sinistra, quasi per trovare conforto di fronte alle parti «ferite» che a destra affacciano verso il Foro, sopra la Via Nova. Si aprono improvvisi varchi, salgono gli archi di laterizi e pietra verso l'alto, appare di colpo una scalinata fantastica che è integra da duemila anni, i gradini usati dai centurioni di guardia agli imperatori e dai congiurati. Più avanti ecco il fantastico ponticello di Caligola, che mostra ancora gli stucchi origina-ri: è una passerella aerea che s'incunea di traverso in scenari profondi in laterizio che s'infossano nelle viscere del colle. La Domus Tiberiana è enorme e fragile. Sotto le alte volte ci sono i mosaici. Ma anche innumerevoli anfratti e caverne, grotte e grotticelle che si sono accumulati in un territorio scosceso. Sopra, nel '500, è stato fatto un giardino, l'orto farnesiano, che contribuisce con le radici dei suoi grandi alberi a rendere il tutto più instabile. Ogni imperatore qua ha fatto avanzare in avanti il tutto, sempre più in là, fin sopra la Via Nova, a strapiombo: Nero-ne, Domiziano, Adriano, Tiberio... La caverna è stata «scoperta» dal cantiere che è stato aperto sul fronte del Velabro. Ci sono i ponteggi, non c'è traccia di operai. Negli ultimi 20 anni la Sovrintendenza archeologica di Roma ha effettuato alcuni interventi: gli ultimi sono stati fatti da poco con soldi del Giubileo e poi nel 2003 con fondi del Piano nazionale dell'archeologia. Ma così sono stati messi a nudo problemi ancora più grossi, come questa caverna che si mostra in tutta la sua vuotezza: troppi metri cubi di nulla rischiano di far precipitare la Domus da un momento all'altro. La collina è tutta fessurata e piena di caverne. «E' una sorta di grovie-ra», commenta sconsolata Maria Grazia Filetici della Sovrintendenza. La caverna è stata vista recentemente dal direttore del ministero Giuseppe Proietti. Ne uscì piuttosto impressionato. Un mese fa il ministero ha ripartito i fondi arrivati dal Lotto: al Palatino sono stati destinati 5 milioni e mezzo di euro. La gara d'appalto però non è stata ancora avviata. E le «breccole» continuano a cadere. E poi, secondo il conteggio fatto a suo tempo da Adriano La Regina, quando ancora i conti si facevano in lire, al Palatino occorrerebbero almeno 200 miliardi. In-somma, cento milioni di euro. Come eredità per il suo successore, il neo sovrintendente Angelo Bottini, non c'è male.
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