Roma. Restaurato il Tempietto del Carmelo Laura Gigliotti Il Giornale d'Italia, 15 gennaio 2005
II biancore delle colonne di travertino su cui si appoggiala cancellata settecentesca in ferro battuto e dell'interno, contrasta con il rossiccio delle case di un quartiere che aspetta da tempo interventi di riqualificazione urbana. A piazza Costaguti al Ghetto si è concluso dopo circa un anno di lavori il restauro del Tempietto settecentesco del Carmelo. Pochi sapevano che fosse un Tempietto visto che fino a una trentina d'anni fa era occupato da due ciabattini che avevano alzato delle pareti in muratura all'interno e chiuso le cancellate con fogli di lamiera. Dopo di allora abbandonato completamente, viene usato per appoggiarci la spazzatura. Il tetto sfondato, gli intonaci e gli affreschi aggrediti dall'acqua e dalle erbacce, chiuso ermeticamente (ci sono voluti anni per ritrovare le chiavi), nel 2000 l'intervento d'urgenza per il crollo della cupola originaria di piombo, quindi nel 2004 la decisione della Soprintendenza di restaurarlo. I lavori di recupero, costati 97 mila euro e diretti dall'architetto Arianna Cajano, hanno restituito alla città un piccolo gioiello che molti ignoravano di possedere e a cui il Centro Dionysia per le Arti, in accordo con le autorità competenti, ha assegnato il ruolo di "simbolo di pace alle porte del Ghetto", quasi a delineare i nuovi scenari di riconciliazione che sembrano aprirsi fra palestinesi e israeliani e i nuovi rapporti che dopo il Concilio Vaticano II si sono instaurati fra i cattolici e i nostri "fratelli maggiori", come ebbe a dire papa Giovanni Paolo II nella sua storica visita alla Sinagoga di Roma. Ora l'interno è ornato dalle sculture di due giovani artisti, l'abruzzese Ivan Barlafante che ha creato un'installazione intitolata I love you, con un cuore pulsante (il battito è interpretato da Rosy Wiederkind degli Agricantus) e il mozambicano Goncalo Mabunda che ha trasformato le armi in strumenti di pace. Costruito nel 1759 da una famiglia di droghieri per custodire l'immagine della Madonna del Carmelo posta in una nicchia della casa dei Manili e restaurato più volte (nel 1825,1865 e 1892), come si legge in una lapide, doveva esserci anche un altare, scomparso con l'immagine sacra. Compare così nei progetti originali e in un acquerello di Achille Pinelli. Sul soffitto sono tornati stucchi e nuvole grigio azzurre attorno a una Colomba dello Spirito Santo, mentre il pavimento è stato rifatto in marmo di Carrara e bardiglio sulla base di tracce antiche.
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