Banco di Napoli, da Luca Giordano ad Andy Warhol Gianfranco Ferroni Il Tempo 14-GEN-2005
I capolavori che arricchiscono la quadreria del Banco di Napoli formano - secondo il Soprintendente per il Polo Museale Napoletano, Nicola Spinosa - "un nucleo consistente e fondamentale per la conoscenza e lo studio dell'arte a Napoli dal Cinquecento a tutto il Novecento". Per divulgare il patrimonio conservato dall'istituto è stato appena pubblicato il volume "La collezione d'arte del Sanpaolo Banco di Napoli", una preziosa monografia curata da Anna Coliva (che a Roma presta da anni le sue attenzioni ai tesori della Galleria Borghese). Le opere che - nel corso dei secoli — sono state acquisite dal Banco portano le firme di Bernardo Cavallino, Francesco Guarino, Francesco Solimena, Gaspare Traversi, Sebastiano Conca, Luca Giordano, Francesco De Mura, Giuseppe Recco, Gaspar van Wittel, Giacinto Gigante, Domenico Morelli, Giuseppe De Nittis, Vincenzo Gemito, Nicola Palizzi, Gioacchino Toma, Teofilp Patini, Francesco Paolo Michetti, Giacomo Balla e Andy Warhol, per citarne solo alcune. Un'accumulazione che è parte integrante, come ricorda Anna Coliva, di "una storia di quattro secoli di un'istituzione che si puntella sugli edifici che ne conservano la memoria, il Monte di Pietà, sorto sul luogo dell'antico Palazzo Carafa, il Conservatorio dello Spirito Santo, il monumentale edificio degli archivi in via dei Tribunali". E oggi la visione principale è possibile nelle sale di Villa Pignatelli alla Riviera di Chiaia, ambienti museali scelti per esibire (dopo una lunga permanenza a Capodimonte) i nuclei centrali della collezione: una dimora che in passato ospitò una nota famiglia di banchieri cosmopoliti, i Rothschild. Alcuni quadri, inoltre, sono stati messi a disposizione della Galleria Provinciale d'Arte Moderna e Contemporanea di Foggia. La copertina del volume è dedicata a Gaspar van Wittel e il suo "Borgo di Chiaia": capolavoro attribuito al vedutista di origine olandese proprio da Spinosa, acquisito dal Banco nel 1989 in una vendita Sotheby's avvenuta a Montecarlo. Datata tra il 1727 e il 1729, l'opera regala uno straordinario panorama napoletano, dalla collina del Chiatamone fino alle pendici di Posillipo e del Vomero, senza dimenticare il convento di Santa Maria della Vittoria e il Castel Sant'Elmo: un olio su tela che regala emozioni intense a ogni visitatore di Villa Pignatelli. E se il presidente del gruppo Sanpaolo Imi, Enrico Salza, afferma che una grande banca "è chiamata ad esercitare come soggetto economico, certo, ma ancor prima come soggetto sociale che ha cura delle comunità in cui opera", non si può non rilevare che una delle presenze più recenti - e singolare, visto il grande numero dei capolavori sei-centeschi e settecenteschi - all'interno della collezione partenopea è costituita dall'opera di Andy Warhol "Vesuvius", unicum serigrafico del 1985. Anno nel quale, nel salone dei Ca-muccini, al primo piano del Museo di Capodimonte -come sottolinea Olga Scotto di Vettimo - "viene allestita la móstra "Vesuvius by Warhol" con un ciclo di lavori che l'artista statunitense realizza per la personale napoletana". Opera dal segno grafico potente e marcato, quella di Warhol è inserita perfettamente nella tradizione produttiva del creativo che, nel 1981, aveva eseguito il lavoro "Fate presto" per la collezione "Terrae Motus" del gallerista Lucio Amelio, "serigrafando la prima pagina del quotidiano Il Mattino che, all'indomani del terribile terremoto del 1980, indicava tragicamente lo stato dei soccorsi", testimonianza di un legame foltissimo tra lo stesso Warhol e la città.
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