Sardella diventa soprintendente a Bari Pasquale Esposito Il Mattino 09/01/2005
09/01/2005
«Se posso, farò sempre qualcosa per questa che è la mia città anche se sono nata altrove: ma è qui che ho finito il liceo, qui ho studiato all’Università, qui sono arrivata alla Soprintendenza dopo aver vinto un concorso pubblico nel 1979». Mimma (Filomena) Sardella, direttrice di Palazzo Reale, lascia l’incarico dopo la promozione a soprintendente di Bari per il Psae (Patrimonio storico, artistico, etnoantopologico): la gioia per un riconoscimento professionale ambito, e meritato sul campo, si mischia al rimpianto, confessato, di dover lasciare una sede prestigiosa come Palazzo Reale («uno dei più belli del mondo, un luogo della storia, della nostra storia, un simbolo») e una città nella quale ha accompagnato con competenza di studiosa e gentilezza di modi i fermenti di rinascita e di valorizzazione dell’arte e della storia.
«Lascio un lavoro lungo e prezioso, svolto per tanti anni, dopo il mio primo incarico da direttore del catalogo a Cosenza. Dal ’79 sono da queste parti, ho lavorato con cinque soprintendenti a Palazzo Reale, da Aldo Grillo a Giovanni Messe, a Mario De Cunzo, a Giuseppe Zampino, e Enrico Guglielmo».
Nel momento del commiato non dimentica il lavoro svolto con Mario De Cunzo («Aveva un entusiasmo raro, motivava chi si impegnava, lo lodava») e con Giuseppe Zampino («Aprì Palazzo Reale alla stagione delle mostre d’arte contemporanea») né il grande lavoro di preparazione per il G7: «Lavorammo moltissimo sotto la guida di De Cunzo ma ne valse la pena: io ero stata appena nominata, nel ’93, direttrice dell’Appartamento storico di Palazzo Reale, il riconoscimento e la meraviglia dei capi di Stato stranieri fu per noi una grandissima soddisfazione. Palazzo Reale rilanciò in tutto il mondo l’immagine di una grande capitale quale Napoli è tuttora, per ammissione stessa di illustri visitatori: dopo il G7 ci sono stati altri eventi che ho avuto l’onore di seguire, preparare, in uno di questi alcuni ambasciatori, affacciandosi dal Giardino pensile, mi dissero ”Da qui si capisce che Napoli è stata una grande capitale”».
Inseritissima nella vita culturale e sociale cittadina, Mimma Sardella - insignita, tra l’altro, del premio «Utopia-Lamont Young» - non è napoletana (molti lo scopriranno in questa occasione) essendo nata a Canosa, da madre partenopea e da padre ufficiale di Marina: ma di Napoli ha accompagnato la rinascita post-G7 e gli sforzi di molte associazioni culturali (come «Incontri Napoletani») per il recupero e il restauro di monumenti, divenendo per tanti un punto di riferimento per le sue capacità professionali e per il suo garbo. «Negli ultimi tempi si è un po’ affievolita l’atmosfera culturale di ampio respiro che invece deve tornare a crescere, Palazzo Reale deve tornare ad ospitare grandi eventi (peccato sia sfumata una riunione Nato che avrebbe portato quattrocento ospiti stranieri), e mostre. Anche da Bari, continuerò a sostenere Napoli, il suo ruolo, le sue aspettative. Sperando di tornarvi».
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