«LE TRE VIE DELLA PITTURA»: Con i fotogrammi di Caroli l’arte è un film Vincenzo Trione 10/01/2005 Il Mattino
Flavio Caroli ha tanti volti. È storico dell’arte, critico, curatore di mostre. Ed è anche un fascinoso raccontatore. Nel corso del suo lungo itinerario intellettuale, si è portato al di là dei limiti del mero filologismo e del documentarismo archivistico, per comporre affreschi in cui ricerca, analisi delle fonti e capacità di sintesi si incontrano sul piano di un’avvincente rielaborazione narrativa. In questo territorio, gli artisti diventano i protagonisti di inconsuete fiction. I quadri sono indagati da vicino, nelle pieghe e negli interstizi, fino a rivelare riflessi, risonanze. Queste doti di straordinario affabulatore emergono da un piccolo libro appena pubblicato, Le tre vie della pittura (Electa, pp. 111, euro 19), che sarà presentato mercoledì alla Feltrinelli (ore 18,30). Non solo una riflessione di storia dell’arte, rielaborazione di un ciclo di conferenze tenuto a Milano nella primavera del 2003, ma una raccolta di racconti, colori e uomini. Conversazioni, lectures, che muovono dall’itinerario tracciato dallo stesso Caroli nella Storia dell’arte raccontata (pubblicata nel 2001). A differenza di quanto avviene in quel volume, tuttavia, ora è abbandonato un andamento lineare. Caroli compie un audace paso doble. Integra il percorso sincronico con quello diacronico, disegnando una vivace e frastagliata geografia dell’arte moderna e contemporanea. Individua tre ampi continenti tematici, che corrispondono ad alcuni nodi cruciali. La luce, l’anima, il racconto: sono le colonne su cui poggia il «pensiero in figura» della pittura occidentale. In queste costellazioni, è rintracciato uno sviluppo storico, dal Rinascimento a oggi. Da van Eyck a Masaccio, dal soffio «discontinuo, vagante» (per dirla con Longhi) di Lotto ai barlumi marziani di de Chirico, dai bagliori nel buio di Rothko alle visioni profetiche di «Blade Runner». E ancora, le introspezioni di Leonardo, le allegorie di Tiziano, le urla di Sofonisba Anguissola, le malinconie di van Gogh, le angosce di Munch, gli stati d’animo di Boccioni, i «replicanti» in gabbia di Bacon. Fino alla «commedia» di Fra Galgario, di Liotard, de lo Spagnolo, di Gainsborugh, di Watteau, di Hogarth. Corrispondenze e passaggi. Continuità e tagli. Il titolo del volume ricorda da vicino quello di un celebre libro di Cesare Brandi, Le due vie (uscito nel 1966). Ma Caroli si muove in una diversa prospettiva, portandosi al di là dell’orizzonte semiologico. Egli descrive i tempi e i modi della «linea introspettiva» dell’arte. Delinea tre sentieri, per soffermarsi sul dialogo che il pittore intrattiene sia con la prosa del mondo sia con il proprio inconscio. L’artista guarda fuori di sé, abbandonandosi al «viaggio dell’occhio nel visibile»; scruta dentro se stesso, nelle oscurità dell’anima. Infine, descrive i tipi e i riti della realtà: è quanto avviene nel Settecento, quando, in arte e in letteratura, assistiamo alla nascita del «personaggio», con caratteristiche interiori uniche e irripetibili. Transiti che si intrecciano. «Luce, anima e racconto sono le componenti di un unico discorso, anzi di un unico universo di meravigliose realizzazioni e di illimitate potenzialità», scrive Caroli, il quale si comporta come un regista, abile nel collegare episodi e vicende anche distanti. Entriamo nelle scene di un cortometraggio imprevisto. I vari fotogrammi sono accostati con un montaggio sapiente, che procede attraverso epoche e atmosfere diverse. È la sceneggiatura del film dell’arte moderna, che è pensata da Caroli come una teoria di stanze. Ogni tanto, qualcuno apre una porta, e va al di là. |