MUSEI: l'arte è diventata un lusso per i cittadini italiani? Francesca De Sanctis L'Unità, 10-GEN-2005
Immaginate una lunga fila di turisti, italiani e stranieri, davanti alla Galleria degli Uffizi o agli scavi archeologici di Pompei (tanto per citare due luoghi d'arte tra i più visitati in Italia). A un certo punto uno dei visitatori sgattaiola in mezzo alla folla tentando di entrare nel museo, convinto di passare inosservato e quindi di riuscire a introdursi senta pagare il biglietto d'ingresso. Purtroppo per lui, la sua incursione viene fermata dai custodi e quando gli viene chiesto perché lo ha fatto la sua risposta è: «Non posso permettermi 6 euro per ogni museo che voglio visitare...».
Pura fantasia, ma ci pensate se accadesse davvero? Una, due, tre persone stufe di pagare l'ingresso a mostre, musei, scavi archeologici che iniziano a fare slalom tra i corridoi di palazzi e istituti. Lo slalom, intanto, lo fanno i dati sull'affluenza dei visitatori nei musei italiani, in continua flessione dal 2000 a oggi secondo il «Dossier Musei 2004» del Touring Club Italiano. Il motivo di questo calo, a quanto pare, non è in aumento dei prezzi dei biglietti, che oscillano tra i 2 e i 10 euro, a parte qualche picco più alto (per esempio una visita agli Scavi di Pompei di notte» costa 24 euro, una alla Torre di Pisa 15 euro a persona!). Piuttosto, c'è da chiedersi se con il passaggio all'euro, con l'aumento del costo della vita, con a crisi economica nel nostro Paese gli italiani abbiano scelt:o o no di salvare la cultura. Domanda: una famiglia media duo permettersi di spenderemo, 10 euro a persona per una mostra? Oppure, potendo, preferisce spenderli per una pizza?
Intanto vediamo di restringere il campo della nostra inchiesta. L'ultimo censimento disponibile sui musei italiani ne rileva 4.120, il 13% dei quali di proprietà dello Stato, il 13% dei Comuni, il 17% dei privati, il 13% degli Ecclesiastici, il 6% delle Università, il 2% delle Regioni, il 2% delle Province, il 1% di altri enti. Solo per i musei statati esiste una struttura dedicata alle rivelazioni statistiche sull'affluenza di pubblico, prodotte dal Sisten (Sistema Statistico Nazionali tramite l'Ufficio di Statistica per i Beni e e attività culturali, che ci ha fornito - appunto riguardo ai soli siti statali - i datirelativi a prezzi, numero di visitatori e introiti di musei, monumenti, aree archeologiche e circuiti museali. Vediamo. Dal tariffario 2003-2004, che include una lista di 255 musei, scavi e circuiti, risulta che soltanto 13 sono gratuiti. Tra i luoghi della cultura gestiti dallo Stato ricordiamo che l'ingresso è gratis solo nelle Biblioteche e negli Archivi. Ci permettiamo di sottolineare quel «solo» perché basta guardare al resto dell'Europa per capire quanto siamo rimasti indietro. In Inghilterra, per esempio, l'ingresso è gratuito in tutti musei, in Olanda e non solo ci sono biglietti integrati che permettono di visitare più mostre... ma ora ci arriviamo. Fermiamoci ancora un attimo sul tariffario fornito dal Ministero: il Percorso del Principe a Firenze costa 10.50 euro, gli Scavi di Ercolano 10 euro, il Museo di Capodimonte a Napoli 7,50, il Complesso Museale palazzo Pitti a Firenze 10.50. Sono i prezzi più alti che abbiamo trovato, e se confrontati con il 2003 vi accorgerete che non hanno subito aumenti. È così dal 1° gennaio del 2002, cioè da quando ha fatto il suo ingresso l'euro. I prezzi sono rimasti più o meno stabili. Eppure - e questo è il dato più interessante - è staio registrato un calo dei visitatori. Ce lo confermano tre fonti diverse. I primi mesi del 2002, secondo la graduatoria diffusa da KwArt, c'è stato un vero tracollo, 33,91 % dei visitatori in meno rispetto al 2001 con in testa la città di Roma. Per il Touring Club italiano, che nella sua indagine si rivolge ad un campione di 37 musei (statali, privati, civici ed ecclesiastici), nel 2003, poi, i musei hanno accolto fi 1.057.403 visitatori, contro gli 11.269.268 |dell'anno precedente, una flessione pari al-jj'1,9%, inferiore insomma a quella registra-|.ta nel 2002 rispetto al 2001 (-2,2%). In base •fjai dati forniti dal Ministero la flessione c'è fatata nel 2001 f29.543.000 visite), e da allora gli afflussi turistici sono rimasti pressoché stabili. Dunque, se a fronte di una manciata crescita dei prezzi dei biglietti non corrisponde un aumento dei visitatori, significa che qualcosa non va... Le famiglie italiane non possono più permettersi di andare al Museo? Eppure ci sono tante formule che potrebbero facilitare l'ingresso nei musei. Per esempio i biglietti integrati. Come dicevamo, funziona in tutti gli altri Paesi europei. In Italia le città che hanno introdotto card o biglietti cumulativi si contano sulla punta delle dita: Genova, Napoli, Milano, Torino, Venezia, Ravenna, Firenze, Arezzo, Roma, Perugia. Ecco, l'Umbria è una regione in cui il circuito museale introdotto quest'anno ha funzionato bene: i primì nove mesi del 2004 segnano un balzo in "avanti del 70% dei visitatori. L'introduzione di un biglietto integrato nei musei pubblici e privati del capoluogo umbro ha permesso ai turisti di scegliere tra un biglietto della durata di uno (7 euro) o tre giorni (12 euro) e un abbonamento annuale individuale che consente il libero accesso nei musei al costo di 20 euro o un abbonamento annuale familiare (35 euro). A questo progetto aderiscono dodici musei, statali, comunali e privati. Ancora indietro, invece, la città di Roma, dove ci sono per ora tre circuiti: circuito archeologico 20 euro (Anfiteatro Flavio, Palatino, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Terme di Caracalla, Crypta Balbi, Terme di Diocleziano, Tomba di Cecilia Metella, Villa dei Quintili); circuito Museo Nazionale Romano 9 euro (Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi); circuito archeologico 8 euro (Colosseo, Palatino). Dal Comune il vice sindaco Maria Pia Garavaglia fa sapere che a gennaio sarà firmato un protocollo d'intesa col Ministero dei Beni culturali per introdurre una card che consenta ai turisti di entrare in tutti i musei della città, ma prima che venga introdotta bisognerà aspettare almeno fino alla primavera. ■ «Come al solito l'Italia arriva tardi rispetto agli altri Paesi europei, ma poi finisce per fare delle cose decisamente all'avanguardia1» spiega Claudio Strinati, soprintendente speciale per il Polo museale romano.. - «È tipico degli italiani, ci mettiamo i secoli ma poi siamo invidiati da tutti. Prendiamo per esempio gli orari: per molti anni ci siamo flagellati... ora non esiste al mondo un paese dove i musei sono aperti come in Italia. A Parigi per Capodanno è tutto chiuso, a Roma tutto aperto. Il biglietto integrato sarà presto la caratteristica dell'Italia...». Sarà, intanto siamo noi ad invidiare gli altri Paesi. «£ vero, attualmente ci sono differenze notevoli con gli altri paesi dell'Europa» continua Strinati. «Noi facciamo pagare l'ingresso alle gallerie permanenti dei musei nazionali e, a parte, anche le mostre temporanee. In Inghilterra i musei nazionali sono; gratuiti e in parte anche negli Stati Uniti»," che ora però detiene il triste record del biglietto più caro al mondo per via del Moma, che da quando ha riaperto al pubblico dopo il restauro ha portato il costo del biglietto d'ingresso a 20 dollari. «Gli anglosassoni puntano sulla sollecitazione etica» aggiunge Strinati. «Non hanno un biglietto d'ingresso, ma chiedono un'offerta per il museo. Alcuni danno indicazioni su quale può essere l'offerta, altri no. Chi si reca al museo di solito è ben disposto a dare dei, soldi, quindi con questo sistema si riesce a, raggranellare parecchio. Il risultato comunque è che nella realtà il biglietto costa poco, circa la metà di quello che il pubblico pagherebbe se ci fosse un biglietto fisso. Di solito il costo si aggira attorno ai 3, 4 euro, un delicato ricatto morale da parte dello Stato... Le mostre però costano molto. La National Galleiy per esempio è gratuita, ma la mostra di Raffaello al Sainsbury Wing costa 9 euro. I nostri biglietti sono mediamente elevati, ma l'ingresso dell'euro non ha inciso molto sull'aumento dei prezzi. In Italia il sistema inglese non funzionerebbe, non perché la gente non sarebbe disposta a fare delle offerte, ma perché noi abbiamo una mentalità più sistematica. La cultura è un servizio e va pagata e assistita, non può essere esclusivamente pagata, né esclusivamente assistita. Come !a salute». Il problema è proprio questo, che per ora la cultura è abbastanza costosa e per nulla assistita. Vogliamo citare tutte i problemi irrisolti? La gestione delle opere, il personale, l'accessibilità ai musei... ma per questo ci vorrebbero delle inchieste a parte.
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