Magri i primi due anni A. Che. Il Sole 24 ore 08-01-2005
ROMA • Può darsi che sia la scarsa conoscenza della norma soprattutto da parte dei consulenti fiscali delle aziende — almeno così sostengono al ministero dei Beni culturali — a impedire agli aiuti all'arte di decollare. Sta di fatto che il bilancio dei primi due anni di applicazione degli incentivi alle aziende che investono nel "bello" sono poco incoraggianti: nel 2002 i contributi furono 15 milioni di euro, mentre nel 2003 (ultimo dato disponibile) sono aumentati di soli 2 milioni. Poca roba per una disposizione nata con ambizioni, che ha scommesso sulla deducibilità totale dal reddito d'impresa delle erogazioni effettuate. Basti pensare che il tetto fissato per la raccolta è di 139,4 milioni di euro, superato il quale i beneficiari degli aiuti devono, per non scompensare il gettito statale, restituire al Fisco il 37% dell'eccedenza. Sono soprattutto le Fondazioni e i Comuni i destinatari dei finanziamenti: nel 2003 le prime sono state 46 (da quella della Scala di Milano all'Accademia Santa Cecilia di Roma, dalla Fenice di Venezia all'Arena di Verona) e i secondi 38. Complessivamente, i beneficiari dei contributi sono stati 118, perché oltre alle Fondazioni e alle amministrazioni comunali, le erogazioni hanno raggiunto anche associazioni, istituti, enti morali, università, musei. Sul versante dei finanziatori, invece, la parte del leone la fanno le banche, ma ci sono anche assicurazioni, industrie farmaceutiche, cooperative e, perfino, una stazione di servizio Agip.
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