Diamoci 30 giorni per revisionare tutto. Una 'sveglia' ai partiti Marcello Mancini La Nazione - cronaca Firenze 6/1/2005
Lo ammettiamo: l'insurrezione degli Industriali accanto alla Lega delle Cooperative e alla Confesercenti contro il blocco dei lavori alla Fortezza, ci ha sorpreso. Ma come: agli imprenditori fiorentini dovrebbe stare a cuore la difesa del patrimonio storico, invece li troviamo sulle barricatle di cemento all'assalto dei bastioni di Sangallo in singolare compagnia. Ieri il presidente Sergio Ceccuzzi ha spiegato quale è la posizione di uno dei principali supporter del project financing: spiegazione economica, non politica. Gli Industriali temono che stiamo vivendo una «storia fiorentina», che la macchina dello sviluppo, rimessa in moto dopo 50 anni, si fermi di nuovo. Presidente, che c'entra il cemento eccessivo che assedia la Fortezza con lo sviluppo della città? «Guardi, non ci piace essere considerati degli abbietti cementifìcatori, tanto è vero che la nostra Associazione ha messo in evidenza che il rispetto dell "ambiente e la valorizzazione dei tesori di Firenze rappresenta uno dei capisaldi dello sviluppo». Da qui la proposta di Ceccuzzi, che va incontro all'ordinanza del sindaco firmata ieri: «Diamoci un termine di 30 giorni - e il periodo non deve essere simbolico ma sostanziale - per revisionare e poi varare defintivamente, una volta per tutte, i progetti di ristrutturazione della Fortezza da Basso che consideriamo un bene fondamentale?». Gli industriali -legittimamente - difendono i loro investimenti. Su questo Ceccuzzi è chiaro: «Il tipo di discussione che si fa oggi è prettamente politica e a noi non interessa. La lasciamo ai giochi dei partiti». Ma non si può deturpare un monumento per salvare un affare, sia pure milionario... «Noi abbiamo appoggiato il project financing di Firenze mobilità perché riteniamo che sia uno strumento moderno nel momento in cui mancano i soldi pubblici, non perché vogliamo difendere quel tipo di intervento piuttosto che un altro. Nel caso della Fortezza ci troviamo di fronte a un'opera che ha avuto tutte le approvazioni regolamentari, ha subito uno stop, è stata revisionata e a questo punto le scoperte dell'ultima ora mi sembrano molto tardive. O parte di un gioco politico». La revisione di cui lei parla è irrisoria: è rimasto tutto come prima. «Qui c'è un problema di fondo: la scelta che noi dobbiamo fare per la valorizzazione di quest'area è di sviluppo o di conservazione? E' una discussione ineludibile, perchè il ritardo accumulato è già enorme e corriamo il rischio che l'asse Milano-Bologna-Roma-Rimini tagli fuori Firenze da tutte le manifestazioni fieristiche. Insistiamo: si tratta di ridurre il cemento, nient'altro... «Sì, ma dobbiamo decidere se tutto è intoccabile. Vogliamo consentire che lo sviluppo di questa città possa toccare anche beni di valore per essere sfruttati meglio, oppure si vuole fare di Firenze un museo? In questo caso, però, fra cinque anni non stiamo a piangere se la tal Fiera o il tal congresso hanno preferito Milano». E' una strana alleanza quella fra Industriali e Lega delle cooperative in difesa dell'intervento alla Fortezza. «Siamo insieme perché siamo i soggetti che partecipano al project financing, ma questo non ha alcun valore politico. E' la difesa di uno strumento, il project, che riteniamo essenziale e che è stato messo sotto accusa. E poi, il piazzale Caduti dei lager era solo un deposito di auto e un rifugio di degrado urbano di vario genere: nessuno se ne era accolto fino a ora». Ma se il rimedio è peggiore del male... «Se le imprese non hanno rispettato il progetto approvato, noi siamo i primi a dire che hanno sbagliato. Ma abbiamo la sensazione che le imprese abbiano fatto tutto quello che c'era da fare». Gli errori ci sono stati, però. «Io avrei apprezzato se qualcuno avesse proposto una conferenza aperta - consiglio comunale, partiti, e forze economiche - e in 30 giorni fosse stato deciso un orientamento definitivo sulla Fortezza: siamo ancora in tempo. Se la proposta è quella di distruggere tutto e tornare come prima, allora gli Industriali valuteranno se varrà ancora la pena investire. Però poi nessuno pianga». E' un messaggio ai partiti? «E' un problema che attraversa tutte le forze politiche: noi chiediamo che queste scelte siano fatte perché sono necessarie. La nostra reazione è causata dal timore di trovarci di fronte a un nuovo stop: per cinquant'anni non si è fatto niente in questa città e quando vediamo bloccare delle opere indispensabili abbiamo il terrore di tornare daccapo. I politici - di qualunque parte siano - ogni tanto devono assumersi l'onere di guidare scelte impopolari. Noi lo facciamo. Anche l'opposizione ha le sue responsabilità in questo contesto: dobbiamo ancora capire quale progetto di sviluppo della città propone il centrodestra». Perchè la stessa solerzia non c'è per l'aeroporto o l'inceneritore: non fanno parte dello sviluppo? «Il problema vero è il tempo: se entro un anno il sistema aeroportuale toscano non sarà definito, perderemo un altro treno. Ma non si può pensare una sviluppo infrastruttuarale della città senza toccare niente». Il Poggi nell'Ottocento c'è riuscito? «Si vede che lui era un genio e che oggi non abbiamo geni».
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