L'uomo che ritrovò la Gioconda. Un convegno e una fondazione per Giovanni Poggi, figura di spicco per i beni culturali a Firenze. Gianni Caverni Unità, 5 gennaio 2005
FIRENZE Bastava staccarla dal chiodo e andarsene. Vincenzo Peruggia, imbianchino decoratore e muratore italiano emigrato a Parigi, lo fece: prese la Gioconda e via con in quadro più famoso del mondo sotto il braccio. Se ne andò a casa e mise il ritratto di Lisa Gherardini ed il suo enigmatico sorriso sotto il tavolo. Era l'1l agosto del 1911. Il 13 dicembre 1913, Giovanni Poggi, allora direttore della Galleria degli Uffizi, riconobbe l'originale nel quadro che il Peruggia stava cercando di vendergli. L'incontro avvenne all'allora Hotel Tripoli (oggi naturalmente Hotel Gioconda): Poggi avvertì i carabinieri e il quadro fu trovato, nascosto, si fa per dire, sotto il letto della stanza. Non aveva dubbi Giovanni Poggi su quale dovesse essere la destinazione dell'opera di Leonardo dopo il ritrovamento: Parigi. Non era stata trafugata come bottino di guerra ma il genio di Vinci se l'era portata in Francia e qui l'aveva regolarmente venduta a Francesco I nel 1517. Non ebbe dubbi il Poggi nonostante all'epoca molte fossero le sirene che in Italia cantavano con una certa insistenza perché la Gioconda rimanesse qui. Personaggio straordinario, Giovanni Poggi non può certo essere ricordato solo per l'episodio di Monna Lisa trafugata. Per questo, forse con un po' di ritardo (stravagante la scelta del 91° anniversario), è stato presentato il convegno Il ritrovamento della Gioconda a Firenze dall'assessore alle relazioni internazionali Eugenio Giani, da Dario Nardella , presidente della commissione cultura del Comune di Firenze, da Massimo Pieri, consigliere comunale e da Adriana Magrini, bisnipote del Poggi, che da circa 6 mesi ha ereditato il ricco e in buona parte inedito materiale accuratamente accumulato e conservato durante i lunghi anni di attività appassionata. In programma nel Salone dei Dugento di Palazzo Vecchio il 26 gennaio, il convegno prevede la partecipazione del soprintendente Antonio Paolucci e del professore Luciano Berti, già direttore della Galleria degli Uffizi e soprintendente generale ai beni artistici di Firenze. A soli 26 anni Giovanni Poggi divenne direttore del Museo Nazionale del Bargello, a 32 direttore della Galleria degli Uffizi, dopo la prima guerra mondiale avviò un riordinamento del sistema museale fiorentino. Fu allora che gli Uffizi divennero ciò che sono ancora oggi, che la Galleria Antica e Moderna divenne la Galleria dell'Accademia, sede sussidiaria per la pittura toscana fino al XVI secolo, che fu realizzato a Palazzo Pitti il Museo degli argenti e delle porcellane raccogliendovi le gemme che avevano fatto parte dei tesori gran ducali. Fu soprintendente all'arte medievale e moderna per la Toscana, escluse le province di Siena e Grosseto, dal 1925 al 1949. «Sono una settantina gli scatoloni che raccolgono i materiali accumulati dal mio bisnonno - dice Adriana Magherini -, prima mia madre e adesso io li abbiamo riuniti e, insieme alla soprintendenza, li stiamo catalogando. Si tratta di materiali preziosissimi ed in gran parte inediti, 5.000 lettere, un'enorme raccolta di documenti fotografici, che il mio bisnonno volle che rimanessero a Firenze. Vorremmo con l'aiuto del Comune realizzare una fondazione dedicata a Giovanni Poggi in modo che tutto questo patrimonio possa essere ordinato e messo a disposizione della ulta e degli studiosi». Il convegno del 26 prossimo vuole essere, nelle intenzioni dell'assessore Giani e degli altri organizzatori, proprio un primo passo in questa direzione. “Sono venti anni - aggiunge la Magrini - che la soprintendenza sta esaminando il materiale. Ormai il lavoro è a buon punto, per questo l'idea della fondazione oggi può davvero avere un senso”.
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