L'Italia dimenticata e l'Unesco: ecco perché Gianni Puglisi Il Messaggero 15/10/2004
Gianni Puglisi è Presidente Commissione Nazionale Italiana Unesco
Italia smemorata o Italia dimenticata? E' sostanzialmente questo il dilemma davanti a cui ci ha posto Fabio Isman nel suo interessante intervento sui patrimoni docu-mentari italiani rimasti finora fuori dal Registro Unesco della "Memoria del mondo". Personalmente ritengo che sia da escludere la prima ipotesi, in quanto l'impegno del nostro Paese nella valorizzazione dei suoi "patrimoni" è pieno e cosciente a 360°: dalla costituzione del Ministero dei Beni culturali con Giovanni Spadolini, infatti, fino ai giorni nostri l'impegno interno verso i propri tesori storico-artistici e paesaggistico-culturali è stato crescente sia in termini economico-finanziari, che politico-culturali. L'Italia è del resto un Paese in cui la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio è garantita dalla Costituzione oltre che dalla coscienza civile della sua gente. Credo che non sia neppure vera la seconda ipotesi, Italia dimenticata?, in quanto la corretta e severa analisi fatta da Isman non discende dalla volontà di penalizzare il nostro Paese, quanto piuttosto dalle logiche interne alle organizzazioni internazionali, nelle quali spesso le ragioni politiche ispirate agli equilibri e alle "distribuzioni" geografiche finiscono con il prevalere sulle ragioni di merito e, talora, sulla stessa realtà. All'origine della "dimenticanza" dell'Italia nella registrazione del suo inestimabile patrimonio documentario sta in parte quella che potremmo chiamare la "ragione caotica" che spesso governa i processi e le decisioni dell'Unesco, in particolare quando si mettono in moto nuovi processi e nuove iniziative; in parte sta anche una logica del sistema unescano- uguale a quella della casa-madre, l'Onu - che nell'ansia di dare spazio a legittime e talora compresse istanze di valorizzazione delle identità più deboli e più maltrattate nella storia, dalle egemonie intellettuali e culturali dei arandi Paesi e dei grandi sistemi culturali, fa prevalere la regola della mancanza di regole, affidando le decisioni ad una malintesa cultura democratica, che vuole a maggioranza la Collezione di fotografie della Biblioteca di Caracas più importante dell'Archivio Alinari di Firenze. E' quanto la Commissione Nazionale Italiana - che delle proposte finora avanzate a Parigi è stata la protagonista, attraverso un suo Comitato presieduto da Tullio Gregory e di cui fanno parte studiosi come Paolo Matthiae o il compianto Lino Miccichè- ha "denunciato"subito dopo le prime solenni "bocciature", all'Ambasciatore all'Unesco, Francesco Caruso, con una mia nota nell'or-mai lontano 30 aprile 2003: "Le obiezioni sollevate a Parigi (sulle nostre proposte) non trovano alcun riscontro nella realtà dei fatti, soprattutto alla luce di candidature già presenti a pieno titolo nelle liste della Memoria del mondo", come -citavo - gli Archivi Coloniali del Benin o i Codici Messicani. "Scorrendo la lista si può dedurre che il mondo è iper-rappresentato da alcuni paesi e sotto-rappresentato da altri, quali il nostro. A tale sperequazione - concludevo - occorrerebbe porre rimedio". Quest'anno la Commissione Italiana Unesco ha presentato la candidatura delle celeberrima Biblioteca Malatestiana di Cesena: basterà ad aprire al nostro Paese lo specchio del mondo per riflettervi anche la sua immagine? Onestamente non lo so. giacché non mi risulta che siano state rese chiare e distinte le regole che governano il processo selettivo delle diverse candidature che vengono da tutto il mondo. Resta però la convinzione e l'orgoglio che al di là del rispecchiamento nelle liste dell'Unesco. il nostro Paese splende di luce propria così intensa da "bucare" con la sua memoria lo specchio unescano e raggiungere ugualmente la coscienza civile e culturale di quanti, nel mondo, studiosi o uomini della strada, sanno cogliere la realtà e l'estasi della Bellezza.
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