PUGLIA - Terra e mare. Paesaggi del Sud di MARILENA DI TURSI Corriere del Mezzogiorno - LECCE - 2009-03-01
Il difficile transito del Sud verso la modernità da aprile a Barletta in una mostra sul paesaggio
Non solo ulivi, non solo marine e non solo campagna. A dispetto del titolo Terra e mare. Paesaggi del Sud, da Giuseppe De Nittis a Giovanni Fattori, la mostra curata da Emanuela Angiuli e Tulliola Sparagni e organizzata dalla Pinacoteca «Giuseppe de Nittis» di Barletta (in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia «Leonardo da Vinci» di Milano), non è solo un'amena carrellata di vedute e visioni di un meridione a cavallo tra Otto e Novecento. L'iniziativa del palazzo della Marra, che partirà il prossimo 23 aprile, è infatti parallelamente anche una ricognizione, con oltre cento lavori, intorno all'idea di un Sud nel suo difficile transito verso la modernità. In campo dunque si fronteggiano sia problemi stilistici, legati all'affermarsi delle poetiche veriste, irrobustite, in quegli anni, dal confronto con le scuole regionali sia i temi del lavoro sollecitati dal paesaggio agrario e poi destinati alla spinosa questione meridionale. Emanuela Angiuli, curatrice della mostra e direttrice della Pinacoteca De Nittis, ci fornisce in merito alcuni chiarimenti. Come è nata l'idea della mostra? «Siamo partiti dal lavoro effettuato sulle collezioni Girondi, De Stefano, Gabbiani, del comune di Barletta che, con quella di De Nittis, costituiscono uno dei più importanti patrimoni esistenti nei musei pugliesi. Il riordino è stato effettuato in funzione dell'apertura del castello di Barletta che accoglierà gran parte di queste donazioni. Pertanto, il primo obiettivo è stato quello di rendere nota alla città la presenza e l'importanza di queste opere barlettane in cui anche la Puglia comincia ad apparire nel filone del paesaggio. Il secondo e conseguente passaggio, ha riguardato la revisione della pittura di paesaggio a partire proprio da De Nittis». A questo punto il progetto è diventato più ambizioso. Come siete passati da un fronte locale ad una prospettiva di respiro nazionale? «E' stato un passaggio obbligato considerato che da tempo in Italia si sta lavorando ad una rilettura del paesaggio. Sviluppando la struttura della mostra abbiamo sentito il bisogno di ripercorrere, insieme al Mezzogiorno anche tutta l'Italia, partendo dalla seconda metà dell' Ottocento fino agli anni 20 del Novecento, con il proposito di verificare i rapporti esistenti tra gli ambienti artistici del tempo che in molti studi risultano distinti ed estranei gli uni agli altri. Ci siamo trovati davanti un'Italia non ancora attraversata dal processo della modernizzazione industriale, una grande Italia agricola. Una conferma ci è giunta anche dal Museo della scienza e della Tecnologia di Milano con il quale abbiamo collaborato e dove abbiamo trovato, nella collezione Rossi, una straordinaria sintonia con i temi delle collezioni barlettane». Quale sguardo gli artisti riservano a questa immensa Italia rurale? «E' un territorio felice dove è difficile trovare il bracciante sfruttato, un ambiente dove, tutto sommato, la bellezza della campagna, la sua ubertosità, risarcisce la marginalità sociale. Man mano che si attraversa l' Italia dal Sud verso Nord si incontra Fattori che invece introduce il grande tema del lavoro, fondamentale per la nostra mostra. Fattori, nelle opere che esponiamo, ‘Il bove al carro' di Palazzo Pitti o ‘Il carro rosso' proveniente da Forlì, costruisce dei monumenti al lavoro della campagna con buoi massicci, giganti e cupi come l'atmosfera che li avvolge. Anche in questo si coglie una differenza tra Nord e Sud: mentre Fattori ha una coscienza grossomodo politica del paesaggio, i meridionali invece hanno una consapevolezza tutta estetica. Su questo confronto di linguaggi e di messaggi abbiamo imbastito il percorso espositivo». L'altra polarità della mostra è il mare. Si può parlare, anche in questo caso, di un approccio politico e di uno per così dire estetico o con il mare ci troviamo dinanzi ad una cultura artistica diversa? «Il mare è un ambiente liquido ancora molto legato ad una visone romantica. Prevale infatti il mare in tempesta oppure, come nel caso di Dalbono, il mare diviene lo scenario per rappresentare un'aristocrazia popolana, ritratta in festa o mentre canta, liberata quindi dal pericolo o dalla fatica. De Nittis, invece, dipinge il mare in tempesta e lo intride di una tale drammaticità da suggerire nuove interpretazioni sulla sua inquieta personalità ». In che modo le numerose esperienze espositive della pinacoteca De Nittis possono incidere sulle politiche culturali della regione? «La pinacoteca svolge un'attività di produzione culturale, un esempio raro in Puglia. Non abbiano mai lavorato solo con il nostro patrimonio ma anzi abbiamo cercato di promuoverlo e di arricchirlo con uno sguardo esteso al di fuori dei confini regionali. Tutto questo nasce dall'esigenza di sprovincializzare la nostra offerta culturale costruendo relazioni virtuose con altri musei, con altri esperti e con altri storici dell'arte. Cerchiamo dunque di fare del museo un luogo di studio, di riflessione, e di ricerca». Non solo De Nittis Grazie ad autori entrati da poco nel mirino degli studiosi, la Puglia appare nel filone paesaggistico
|