Paestum, cancellata la «pista» dello scandalo Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - 2009-02-11 num: - pag: 11
Tempio di Nettuno La Soprintendenza ha rimosso la struttura in travertino che deturpava l'area archeologica
Accade raramente nel nostro Paese che un alto dirigente dello Stato riesca a sanare uno scempio paesaggistico di vasta portata, che senza alcun riguardo per la storia deturpava la prospettiva di due templi greci del V secolo prima di Cristo. Questa è una di quelle rare volte: la settimana scorsa la Soprintendente Maria Luisa Nava, da un anno a Salerno, tenendo fede all'impegno preso dalle colonne del nostro giornale, ha fatto sradicare gli oltre 150 blocchi di travertino che attanagliavano in una soffocante morsa la Basilica e il Tempio di Nettuno. L'iniziativa della nuova soprintendente sembra abbia trovato nel ministro Sandro Bondi un sostengo decisivo, anche perché da tempo a Roma erano arrivate le dure critiche che da più parti si erano levate contro un'opera offensiva per la bellezza delle architetture e priva di ogni valore estetico. Usare a piene mani il travertino all'interno di un'area archeologica risalente al VI avanti Cristo è sembrato a tutti gli esperti del settore, archeologi e storici dell'architettura, un'offesa alla solennità dei templi dorici che a Paestum furono innalzati prima del Partenone di Atene. E quando lo scorso anno i blocchi di travertino di colore bianco latte hanno cominciato a delineare la forma definitiva del poligono che doveva diventare una pista per gli ipovedenti, è apparso subito lo scempio che si stava compiendo intorno ai templi. Tempo fa il direttore della Scuola Italiana di Atene Emanuele Greco, il maggiore esperto in Europa di archeologia della Magna Grecia, aveva commentato: «Normalmente orrori come questi sono sempre scelleratezze di privati». Altri ancora hanno ritenuto il travertino un materiale invasivo, adatto al massimo per delimitare le aiuole pubbliche in un giardino. Ma a dare il colpo finale all'uso dissennato di materiali inadeguati all'interno dell'area archeologica ci ha pensato «Il Giornale dell'Architettura» nel numero del gennaio scorso. Nella compilazione del sondaggio annuale che rileva «il peggio e il meglio» realizzato nel campo dell'architettura nel corso dell'anno, il mensile ha classificato come la pista per disabili come l'opera «peggio costruita». Se all'ondata di critiche da parte degli esperti si aggiungono anche le manifestazioni organizzate in questi mesi da Legambiente e dall'associazione degli Stazionati, il coro della protesta può ritenersi quasi completo. In generale, a Paestum, questi risultati sono anche la testimonianza di un fallimento politico sviluppato all'ombra dei fondi europei sperperati sul territorio in maniera confusa tanto da rivelarsi, nei fatti, incapaci di promuovere un vero sviluppo turistico. Tornando ale antichità greche è utile ascoltare il parere di Fulvio Irace, direttore della Triennale e docente al Politecnico di Milano: «Trovo la decisone di cancellare la pista in travertino un provvedimento raro nel panorama italiano. Se proprio si deve realizzare qualcosa intorno ai templi, suggerirei alla soprintendenza di organizzare un convegno internazionale di esperti del settore». Ugo Di Pace
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