BENI CULTURALI - I nuovi caschi blu dell`arte? Studenti, medici (e militari) Marina Amaduzzi Corriere di Bologna 10/04/2008
Qualche militare in arrivo dalla Scuola d`Applicazione di Torino, un paio di ufficiali coinvolti in missioni umanitarie, alcuni studenti della facoltà di Conservazione dei beni culturali. Ci sono anche due medici che hanno partecipato a missioni in Afghanistan, alcuni operatori della Protezione civile e di organizzazioni non governative. «Abbiamo ricevuto richieste anche dall`Africa, da ong che operano in zone dove i militari non hanno sensibilità per il patrimonio». Parola di Antonio Panaino, preside della facoltà di Beni culturali a Ravenna e direttore della Scuola per la tutela dei beni culturali nelle aree di crisi, organizzata dall`Università in collaborazione con l`Esercito, prima a partire delle cinquanta summer school messe in campo quest`anno dall`Alma Mater. Sono 50 i posti a disposizione, metà per militari e metà per civili. Anche se resta ancora qualche possibilità di iscrizione (entro l`11 aprile, costo 100 euro, info www.fondazioneflaminia.it), la scuola dei «caschi blu» del patrimonio artistico ha avuto successo, tanto che si pensa di ripetere e di allargare l`esperienza. Sono di varia provenienza i primi allievi della scuola che dal 15 al 17 aprile partecipano alle lezioni, all`Accademia militare di Modena, tenute da docenti universitari e militari. Si parte con l`illustrazione della Convenzione dell`Aja sulla tutela dei beni culturali in caso di guerra, adottata nel `54, e si prosegue con una rassegna delle attività sul campo dell`esercito italiano e degli studiosi dell`ateneo. Il noto archeologo Maurizio Tosi illusterà i casi di Gerusalemme e Samarcanda, Pierfrancesco Callieri parlerà della missione archeologica italiana in Iran, lo stesso Panaino di quella nella Valle dello Yaghnob, in Tajikistan, Carlo Cereti (Sapienza di Roma) di quella nel Kurdistan iracheno. I capitani Matteo Rizzitelli e Chiara Galli parleranno del Kosovo, con un approfondimento del generale Antonio Venci sulla partecipazione italiana alla missione Kfor. «Un paese debole va difeso proteggendo le sue radici storico-culturali - dichiara il rettore Pier Ugo Calzolari un paese si sfigura quando si tenta di sovrapporgli un modello culturale diverso e gli italiani lo sanno bene visto i secoli di dominio che hanno sopportato». «I soldati - aggiunge Giuseppe Maggi, generale di corpo d`armata e comandante della Scuola d`Applicazione di Torino - sono i migliori ambasciatori del nostro paese all`estero. Vogliamo preparare al meglio il personale che opera nelle missioni e questa collaborazione con l`Università che nasce come pilota può essere incrementata e potenziata per darle una forma strutturale». I nostri militari sono presenti in diverse zone del mondo. Presidiano una parte della cosiddetta «terra dei monasteri» in Kosovo, nel sud del Libano sono in un`area ricca di centri di grande interesse (uno tra tutti, Tiro, patrimonio dell`umanità dell`Unesco). Non ci sono militari «ma sarebbe meglio se ci fossero», dicono gli studiosi, a Paikuli, nel Kurdistan iracheno, dove da due anni stanno lavorando a una torre monumentale del III secolo.
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