PIEMONTE - "Riscopriamo il paesaggio oggi il grande malato è lui" MARINA PAGLIERI SABATO, 05 APRILE 2008, la repubblica - Torino
Parla il direttore Magnifico: ecco la vera emergenza nazionale I danni sono molti, però siamo in tempo per piantare alberi o per togliere almeno le insegne più volgari
-------------------------------------------------------------------------------- «Il grande malato oggi è il paesaggio, i beni culturali stanno meglio di una volta. Ecco allora che nell´elenco di questa Giornata si è inserito in Piemonte, tra castelli, palazzi e chiese, il panorama che si scorge dal piccolo borgo di La Morra, nelle Langhe. Un esempio di armonia, quella che esisteva un tempo tra creato e costruito». Il direttore del Fai Marco Magnifico non ha dubbi: è la salvaguardia del paesaggio la vera emergenza nazionale, su cui occorre lavorare. La Giornata Fai di Primavera diventa allora occasione per una riflessione sul tema. Dottor Magnifico, siamo ancora in tempo o i danni arrecati sono ormai troppi? «No, non è troppo tardi, anche se i danni sono tanti, frutto per lo più di ignoranza, di assenza di gusto e cultura. Possiamo ancora farcela, si può ancora medicare, piantare alberi, togliere le insegne più volgari. Il problema è che spesso si fa progettare, nei centri delle città ma anche fuori, nelle campagne, gente che non ha studiato, che non conosce il paesaggio. Si può costruire con cognizione di causa, mantenendo un corretto rapporto con il preesistente. Proprio vicino a La Morra apriamo al pubblico Cappella del Barolo, dove due artisti contemporanei, Sol Le Witt e David Tremlett, sono intervenuti a tinte accese, ma in modo armonioso, su un´antica chiesa campestre. Purtroppo proprio in Piemonte rischiamo però ancora di perdere la battaglia di Mediapolis, nel Canavese: un esempio di rapporto completamente sbagliato tra quello che si vuole costruire, un enorme centro commerciale con parco divertimenti, con ciò che gli sta intorno. La Giornata Fai deve anche fare sì che la gente si arrabbi davanti alle brutture e capisca che bello è meglio di brutto e che con il bello si vive meglio». Come per i monumenti, c´è oggi maggiore sensibilità per il paesaggio? «Solo da parte di alcuni, di una minoranza, quelli appunto che si arrabbiano. Ma adesso siamo a una svolta, con il Codice del Paesaggio, integrazione del Codice dei Beni culturali, lo Stato si è ripreso il potere di bloccare l´autonomia delle regioni e degli enti locali in materia di territorio. Il paesaggio insomma sarà d´ora in poi soggetto a vincolo da parte degli organi di tutela, proprio come i monumenti. Devo dire che in questo proprio la presidente Bresso si è mostrata molto collaborativa, a differenza di altri suoi colleghi. La Regione Piemonte sta preparando il primo piano paesaggistico regionale, in cui questo discorso di cooperazione con lo Stato è tenuto presente. D´altronde nell´articolo 9 della nostra Costituzione sta scritto proprio che la Repubblica italiana tutela il paesaggio». Per quanto riguarda ancora i monumenti, a Torino quest´anno non si offrono grandi novità. Come mai? «La "colpa" è vostra, avete già aperto tutto, allora dobbiamo rivolgerci ai beni sul territorio. A Torino è stato fatto tutto come si deve, penso a Venaria, a Villa della Regina, all´Armeria Reale, per non citare che alcuni esempi. Ecco la grande invidia di noi milanesi, speriamo che con l´Expo del 2015 si riesca finalmente a recuperare la Villa Reale di Monza. Comunque una sorpresa torinese in realtà c´è». A che cosa si riferisce? «Al Collegio Reale di Moncalieri, oggi un centro di studi economici, un tempo il luogo dove si formavano i giovani "di nobile e civile condizione". Ne parlavo l´altro giorno con l´attuale presidente Domenico Siniscalco, quell´edificio è un esempio della grandeur sabauda dell´800. Nei corridoi sono esposti i ritratti delle persone che vi hanno studiato, è senz´altro una testimonianza interessante, molto piemontese».
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