Nuovo vincolo sul Lirico. Lavori di restauro a rischio Maurizio Giannattasio Corriere della Sera – Milano 15/3/2008
Il sovrintendente: testimonianza storica del Ventennio, va tutelato La relazione: preservare la linea originale del Piermarini (1779) e gli interventi effettuati durante il Fascismo Di Lirico ha ormai solo il nome. Anzi, neanche quello perché è stato ribattezzato Lirico-Giorgio Gaber. Ma per il resto il teatro chiuso dal '98 è di nuovo nella tempesta. Il 5 marzo il nuovo sovrintendente regionale, Gino Famiglietti, ha confermato, integrato e rafforzato il vincolo sul Lirico: va tutelato in quanto alta espressione dell'architettura del Fascismo. Proprio negli stessi giorni, Gian Mario Longoni, a capo della cordata di imprenditori che ha vinto la gara per la ristrutturazione e la gestione del teatro, ha dato avvio ai lavori, dopo mesi di polemiche e ritardi. Situazione difficile e paradossale che con ogni probabilità porterà a un nuovo blocco del cantiere. Forse, definitivo. Anche perché la motivazione del rafforzamento del vincolo storico-artistico del teatro lascia pochi spazi di manovra: «II Teatro Lirico — si legge nella relazione dell'architetto Rosa Auletta — costituisce non solo un bene culturale importanza per il suo stretto riferimento con la storia civile e culturale della città, ma anche per il suo configurarsi come espressione artistica che testimonia una fase importante dell'architettura milanese novecentista a cavallo della seconda guerra mondiale, che merita di essere tutelata in quanto ha contribuito alla determinazione della realtà architettonica e urbanistica di Milano». Spiegazione? Non solo va preservata la linea del Piermarini, del 1779, ma anche quella dell'intervento dell'architetto Antonio Cassi Ramelli che ricostruì il teatro dopo l'incendio del 1938. Conclusione: il teatro non si può toccare. Quindi, addio alla cupola di vetro con ristorante annesso, addio alla biblioteca, addio a gran parte del progetto vincitore del lunghissimo e soffertissimo bando di gara. Una beffa per Longoni. Doppia. Perché la sovrintendenza ai suoi tempi, nonostante il vincolo, aveva dato il via libera al progetto per ben due volte. L'ultima l'anno scorso quando Carla Di Francesco, sollecitata da Vittorio Sgarbi, fortemente contrario a quel tipo di ristrutturazione, aveva dato il suo ok chiedendo di lasciare però intatta la sagoma delle balconate. Inevitabile la polemica: «È allucinante fare dei vincoli ex post — attacca l'assessore Giovanni Terzi —. Così rischiamo di trovarci con il Lirico chiuso per altri 10 anni. Si sta fermando un progetto culturale importante per la città. Non esiste più la certezza delle regole, e questo fa fare delle figure allucinanti a Milano». Vittorio Sgarbi che da parte sua potrebbe cantare vittoria — ha sempre sostenuto che non era necessario una riqualificazione del genere e che il teatro si sarebbe potuto riaprire in tempi brevi con un intervento da 2-3 milioni di euro — assume invece un atteggiamento distaccato: «Sono felice di questa vittoria ma ribadisco che non ho fatto giochi alle spalle di nessuno. Ho posto un problema alla sovrintendenza che si è espressa in modo chiaro e convincente». Anche perché il riferimento all'architettura fascista era proprio una delle tesi di Sgarbi. «Anzi — conclude l'assessore alla Cultura - sono così contento della scelta del sovrintendente che mi dichiaro del tutto favorevole alla presenza, nel comitato direttivo del Lirico, di Marcello Dell'Utri (ndr, era stato proprio Sgarbi a chiedere a Dell'Utri di fare un passo indietro sul Lirico)». Meno soddisfatta l'amministrazione di Palazzo Marino che ha deciso di mettere tutto il pacchetto Lirico nelle mani dell'Avvocatura comunale.
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