La giunta disegna la struttura della Conservatoria delle coste Piero Mannironi La Nuova Sardegna, 2 novembre 2007
CAGLIARI. Una gestazione lunga e tormentata, ma finalmente la Conservatoria delle coste sarde esce dal limbo di una legge che aveva definito la filosofia alla quale si ispira e i suoi obiettivi. Mercoledì la giunta regionale ha infatti dato carne e sangue a questa Agenzia che avrà il delicatissimo compito di tutelare e gestire i gioielli naturalistici sulle coste. Un formidabile strumento di tutela ambientale, che si ispira ad esperienze mature come il Conservatoire du littoral francese e il National Trust inglese. L’altro ieri, la giunta regionale ha finalmente disegnato con una delibera lo statuto della Conservatoria delle coste sarde, stabilendone funzioni, organizzazione amministrativa e ruolo giuridico. Sono stati anche definiti gli organi della Conservatoria: il comitato scientifico, il direttore esecutivo e il collegio dei revisori: tutti nominati con decreto del presidente della Regione, su delibera della giunta regionale. L’Agenzia ha una personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia regolamentare, finanziaria, organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e gestionale. Ma ecco come vengono definite le finalità della Conservatoria delle coste della Sardegna (istituita con la legge regionale numero 2 del 29 maggio 2007) nell’articolo due dello statuto licenziato dalla giunta: «Le finalità istituzionali dell’Agenzia sono quelle di salvaguardia, tutela e valorizzazione degli ecosistemi costieri e di gestione integrata delle aree costiere di particolare rilevanza paesaggistica e ambientale». Fino al febbraio scorso, la Conservatoria aveva vissuto in una specie di animazione sospesa, tra due delibere della giunta: una che la istituiva e l’altra che definiva la fase di studio e organizzazione. Mancava solo una legge per farla camminare. E questa è arrivata con l’articolo 16 della legge regionale numero due di quest’anno, dove veniva prevista la trasformazione del Servizio della Conservatoria (fino ad allora una semplice costola amministrativa della presidenza della giunta) in un’agenzia regionale. Un’Agenzia che, prima ancora di nascere, ha avuto e ha ancora molti nemici. Alcuni palesi e altri occulti. Il perché è semplice: diventerebbe un ulteriore bastione per frenare l’avanzata del cemento sulle coste dell’isola. Perciò non è difficile immaginare che dietro alcuni scetticismi dichiarati e improvvise frenate politiche si siano mossi in tutti questi anni ambienti imprenditoriali e finanziari che temono un ulteriore indebolimento di progetti speculativi fondati sul mattone. L’esperienza francese, alla quale la giunta Soru si è ispirata, ha dimostrato che il modello può funzionare. Non solo, ma che il modello può essere perfino condiviso e difeso dalla gente e dalle amministrazioni locali. L’esempio più clamoroso è quello della vicina Corsica, dove il Conservatoire du littoral controlla ormai direttamente il 20% delle coste e, al termine di un programma di interventi in corso, arriverà addirittura a gestire il 40% dei litorali dell’Isola di Bellezza. Ma ecco le funzioni e le competenze che vengono attribuite alla Conservatoria delle coste sarde dallo statuto: 1) coordinamento delle iniziative regionali in materia di gestione integrata delle zone costiere nei rapporti con altre regioni italiane e con le autorità locali dei paesi rivieraschi del Mediterraneo; 2) il coordinamento delle iniziative in materia di gestione integrata delle zone costiere poste in essere dall’amministrazione regionale, dagli enti locali e dagli organismi di gestione di aree marine protette o di altre aree e siti di interesse comunitario; 3) la promozione e la diffusione delle tematiche relative alla tutela ambientale e paesaggistica e allo sviluppo sostenibile delle aree costiere; 4) l’elaborazione degli indirizzi e dei criteri fissati nell’articolo 43 della legge regionale numero 9 del 2006; 5) l’esercizio del diritto di prelazione sugli atti di vendita di terreni e immobili derivanti da assegnazioni pubbliche, che ricadono nella fascia costiera dei due chilometri dal mare; 6) l’esproprio e/o l’acquisto di quelle aree e di quei beni immobili la cui qualità ambientale, paesaggistica e culturale è tale da ritenere necessaria la loro conservazione o salvaguardia; 7) l’esercizio delle competenze regionali in materia di demanio marittimo e costiero nelle aree demaniali immediatamente prospicenti le aree di conservazione costiera e sui singoli beni a esso affidati; 8) l’esercizio delle competenze demandate alla Regione per i beni del patrimonio culturale immobiliare ricadenti nelle aree di conservazione costiera a essa affidate; 9) attivare forme di collaborazione con i Comuni, singoli o associati, al fine di garantire la predisposizione dei piani di valorizzazione delle terre civiche e privilegiare l’adozione degli atti di disposizione dei terreni civici; 10) determinare forme e strumenti di collaborazione e reciproca informazione con il sistema delle autonomie e con le altre istituzioni ed enti predisposti alla gestione del territorio. Lo schema di statuto, nel quale tra l’altro viene anche abbozzata l’organizzazione interna e la dotazione di personale, sarà ora spedito in Commissione che dovrà esprimere il suo parere. Insomma, non è ancora finita. Ma a questo punto dovrebbe mancare davvero poco per arrivare alla nascita della Conservatoria. Soddisfazione negli ambienti ecologisti. «E’ un buon passo in avanti - dice Stefano Deliperi del Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra che da anni si batte in favore dell’Agenzia -. La Conservatoria delle coste sarde ha il compito di promuovere acquisizioni al demanio regionale, con vincolo di destinazione, di terreni lungo i 1.850 chilometri di costa dell’isola, anche attraverso sottoscrizioni pubbliche, lasciti testamentari, permute, comodati gratuiti da privati e da altri enti. E di tutelare questo patrimonio naturalistico e paesaggistico dai rischi ai quali è sottoposto». Dice ancora Deliperi: «Secondo la previsione normativa, la Conservatoria potrà agire su più livelli. Gestirà i beni immobili costieri di rilevante interesse paesaggistico e ambientale facenti già parte del patrimonio e del demanio regionale, ma potrà anche acquisire i territori costieri dall’equilibrio ecologico più fragile o a rischio di degrado e compromissione sia attraverso accordi con amministrazioni statali o locali o enti pubblici, sia mediante donazioni, acquisti attraverso sottoscrizioni pubbliche, permute con privati. Nel caso di donazioni o lasciti testamentari, i terreni saranno acquisiti al Demanio regionale con specifico vincolo di destinazione in favore della Conservatoria delle coste sarde». |