Se il direttore della Biennale guadagna più di Napolitano Venezia, 5 novembre 2007, IL Velino
- Sono molti i veneziani che dopo aver letto La Casta, il fortunatissimo libro del loro concittadino Gian Antonio Stella e del canavese Sergio Rizzo, hanno deciso in cuor loro che non andranno mai più a votare. Ma il loro numero è adesso aumentato di botto. Perché? Elementare. È saltato fuori all’improvviso che fra i tanti, innumerevoli ragguagli riferiti in quel libro sui privilegi dei nostri politicanti (le doppie pensioni, i tripli incarichi, i viaggi in aereo di stato per gite private con mogli e figli) e amministrazioni provinciali (proverbiali esempi di “enti inutili”) che incrementano anziché ridurre il personale, manca uno dei casi più clamorosi: quello riguardante lo stipendio del direttore dell’ente veneziano La Biennale, che è addirittura più alto di quello del presidente della Repubblica. Questo dato stupefacente è stato rivelato sabato mattina da Enrico Tantucci, un cronista della Nuova Venezia, il giornale che cerca senza riuscirci da anni di portare via lettori allo storico Gazzettino. E così soltanto adesso i veneziani hanno potuto apprendere che lo Stato, al direttore della Biennale Gaetano Guerci, versa uno stipendio annuo di 250 mila euro, più una casa lussuosa in città, vari benefit e numerosi rimborsi, mentre lo stipendio dello stesso presidente dell’ente, David Croff, si ferma a 180 mila euro all'anno.
Un po’ meno oneroso sembrerebbe lo stipendio di Giorgio Busetto, il direttore dell'Asac, l’Archivio Storico della Biennale, che oscilla intorno ai 140 mila euro l’anno. Ma la cifra (sempre molto superiore ai modesti compensi di quegli esperti che, come il bravo Maurizio Scaparro, direttore della Biennale Teatro, percepiscono al massimo 60 mila l’anno) apparirà semplicemente grottesca non appena si ricordi che questo istituto, essendo chiuso da ormai dieci anni per lavori di restauro, è in effetti un “archivio fantasma”. Tutti i suoi documenti (di alcuni dei quali è stato anche detto che siano stati rubati!) sono stati trasferiti in uno stabile di Marghera e affidati alle cure di un personale professionalmente inadeguato che all’occorrenza si può rivelare (come ho potuto constatare personalmente) incapace persino di fornire la minima informazione su quello che resta l’evento musicale più importante nella storia della Biennale Musica: la celebre prima mondiale della Carriera del libertino di Strawinski diretta dall’autore alla Fenice di Venezia nel 1951. E dire che una delle ragioni per cui il sindaco Cacciari vorrebbe la deposizione di Croff dalla presidenza della Biennale è proprio la mancata riapertura dell’Asac!
L’ultima impresa di questo ente che non cessa di piangere sulla diminuzione dei contributi dello Stato, e che può contare su un organico di 56 dipendenti (mai viste, fra l’altro, tante donne: gli uomini si contano sulle dita di una mano), è stata intanto la nomina di ben sette dirigenti con uno stipendio di 100 mila euro annui. Il gettone di presenza dei consiglieri (tra i quali spiccano Massimo Cacciari e Franco Miracco) è stato aumentato a 750 euro a seduta, passando così a 15 mila euro l'anno. Naturalmente ci si aspetta che il nuovo presidente la cui nomina spetta al ministro Rutelli (che presta orecchio solo ai suggerimenti di Cacciari, ma la cui decisione sembra più lunga di una gravidanza) metta fine a questa lacrimevole situazione. Intanto proprio Cacciari e Miracco si vanno producendo con sfacciata maestria nel celebre show dei candidoni ignari caduti all’improvviso dal mondo delle nuvole: “Noi? Non sapevamo nulla di questi stipendi faraonici…”. E allora le gente si chiede: ma che cavolo ci andate a fare ai consigli di amministrazione? Cacciari, si sa, pensa agli angeli, agli arconti, a monsignor Ravasi, alla Cabala e al Cristo del papa Ratzinger. Ma Miracco? Beh, si sa che da due anni non pensa quasi ad altro che a far approvare a Cortina il campo da golf, lo sport che piace tanto al ministro Rutelli e consorte. Ieri però ha pensato bene di dichiarare alla stampa locale di essere dispostissimo a rinunciare al gettone di presenza. Cacciari ci sta ancora pensando. È comunque incredibile che a far aprire gli occhi a due politici smaliziati come loro sia stato, dati alla mano, un diligente cronista.
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