PUGLIA - Ecomostri, la Puglia di Garzia in mostra al Maxxi di Roma ANTONELLA MARINO 20 OTTOBRE 2007, LA REPUBBLICA, BARI
LA POLEMICA
Fotocronaca di un degrado La fotografia documenta il degrado. Dopo le esperienze del collettivo Stalker e del gruppo P-Project, arriva il fotografo barese Carlo Garzia, sono parole dello stesso artista, a «raccontare l´involgarimento del paesaggio pugliese». Succede così che cinque delle sue immagini più recenti, parte di un lavoro inedito nella regione, siano in mostra in questi giorni al Maxxi di Roma, uniche foto del Mezzogiorno a essere comprese nella collettiva "Atlante italiano 007".
Dal capoluogo a San Giovanni Rotondo, cinque immagini dell´artista barese nella mostra "Atlante italiano 007" al Maxxi di Roma Quando la fotografia mette a nudo il degrado Garzia: "Racconto l´involgarimento del paesaggio"
il progetto Ho raccolto una serie di immagini destinate a essere comprese in un archivio ad hoc le finalità Lo scopo del nostro mestiere è mettere in evidenza, agli altri le interpretazioni
«L´arte non serve a decorare appartamenti», diceva Picasso. «È un´arma di offesa e difesa contro il nemico». Ma è possibile un ruolo sociale per l´arte oggi? Le esperienze orientate a cogliere la dimensione "politica" del vivere collettivo negli ultimi tempi si moltiplicano. Si confondono e si contaminano i confini tra arte, sociologia, urbanistica, in queste proposte di rilettura alternativa della realtà. Ma questo è anche uno degli aspetti più innovativi della fotografia italiana, che negli ultimi anni è andata interrogandosi sui mutamenti in corso (a cominciare dal celebratissimo Viaggio in Italia iniziato da Bari nell´84) . Importante, in questa articolarsi delle letture del sociale, è la proposta presentata a Roma da un autore barese colto e attivo come Carlo Garzia. È l´unico invitato a Sud della capitale alla mostra Atlante italiano 007. Rischio paesaggio appena inaugurata al Maxxi, il grande museo delle arti del XXI secolo, in collaborazione con la Darc-Direzione generale per l´architettura e per l´arte contemporanee del ministero per i Beni culturali (fino al 18 novembre; info 06. 321.101.81). Offre uno sguardo sulle emergenze di un´Italia che cambia, commissionato a dieci fotografi italiani e cinque stranieri con l´obiettivo di recepire contributi alla definizione di nuova cartografia dei territori a rischio: i paesaggi mutati dal boom edilizio, dall´abusivismo dilagante, dalle zone dell´abbandono, dall´assalto turistico, ma anche le aree di eccellenza, come i parchi di tutela. Fotografia dunque come denuncia? «Nel mio caso, ma anche nelle interpretazioni dei miei colleghi in mostra, mi sembra che l´accento sia posto non tanto sulla bruttezza eclatante quanto su «un´idea di involgarimento del paesaggio», puntualizza Carlo Garzia. «Le cinque immagini da me presentate, parte di un ciclo completo che confluirà nel costituendo archivio del Maxxi, sono tutte inedite. Essendo l´unico meridionale, ho scelto di lavorare sulla mia regione interpretando trasversalmente le tracce suggerite, in modo molto libero. A partire dalla polarità bellezza-catastrofe, ho interpretato la dialettica attrazione-repulsione in modo ironico, proponendo una riflessione sui modelli dell´abitare». Filo conduttore di questi scatti è infatti lo schema minimo, infantile, della casa: lo ritroviamo in un container per strada; in un alberghetto rosa con tetto a spiovente (l´hotel "L´immagine" di San Giovanni Rotondo); o in una parete in tufo scavata che fa da sfondo ad un distributore di benzina sull´autostrada. È un lavoro documentario ma d´autore, che tiene conto di un approccio concettuale alla visione. «Credo che lo scopo della fotografia non sia di classificare o inventariare luoghi» conclude Garzia. «Bensì di offrire un punto di vista, un "documento" in senso più alto, che sta poi ad altri interpretare». La tesi dell´autore barese si propone così come alternativa rispetto ai due cicli di immagini che due celebri fotografi hanno dedicato a Bari e che - per curiosa concomitanza - sono proposti in contemporanea nella città. Più vicina sembra alla visione lucida e sospesa offerta da Gabriele Basilico nella Pinacoteca provinciale; certamente distante dal "realismo" esibito da Uliano Lucas, maestro del fotoreportage a sfondo sociale, alla Sala Murat. Queste esigenze di lettura e di indagine vanno peraltro ben oltre l´uso nudo e crudo del medium fotografico. Una testimonianza significativa di modi complessi e diretti di interventi sul sociale è venuta di recente, in Puglia, da iniziative come quella degli Stalker, gruppo romano interdisciplinare interessato alle zone al margine e ai vuoti urbani, indagati con mezzi diversi. Come per la perlustrazione a piedi del litorale da Barletta a Bari lo corso anno, restituito attraverso un´inedita mappatura sensoriale costituita da foto, video, reperti. «In questo percorso lungo la costa Nord con alcuni studenti pugliesi d´arte e architettura, abbiamo cercato di comprenderne usi, abusi, disusi, usi mancati e usi possibili», racconta uno dei fondatori, Lorenzo Romito. «Il nostro è un punto di partenza per chi volesse interrogare il territorio prima di proporre ricette per la sua salvaguardia e/o il suo sviluppo». Si collocano su questa linea di esplorazione del contesto urbano, con un taglio più provocatorio, anche le street performance del giovane gruppo P-Project di cui fa parte il barese Antonio Porta (tra i selezionati per la Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo che si terrà proprio in Puglia a maggio). I loro interventi attuano pratiche di disturbo conoscitivo nel tessuto cittadino: come la presa di possesso, con vari media, di due non-luoghi interdetti quali il cantiere di Punta Perotti prima della demolizione e la spiaggia all´amianto di Torre Quetta. Nella convinzione dichiarata che, spiega Porta, «l´arte sia una forma di comunicazione e di coscienza critica della realtà in cui viviamo».
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