Tassa di soggiorno fino a 5 euro nelle grandi città Mario Sensini 11 NOV 2006, CORRIERE DELLA SERA
ROMA—Fino a due euro nei piccoli comuni, fino a un massimo di cinque nelle grandi città metropolitane. Con un emendamento alla legge finanziaria, governo e maggioranza hanno modificato ieri la nuova tassa di soggiorno per i comuni. Ne hanno fissato i limiti e ristretto i termini di applicazione rispetto alla versione originale, ma non è servito a evitare le polemiche che si sono scatenate sulla nuova tassa. Operatori turistici, albergatori e molti sindaci di centrodestra protestano ma il governo, di rimando, accusa. «Un piagnisteo assurdo» ha detto il ministro dei Beni culturali e vicepremier, Francesco Rutelli al termine di un'altra giornata piuttosto difficile per la Finanziaria. L'esame nell'Aula della Camera procede molto a rilento. Non appena si risolve un problema, poi, ne scoppiano minimo altri due. Ieri, per esempio, l'Economia e il ministro dell'Interno hanno raggiunto un'intesa per aumentare le risorse per la sicurezza. All'Interno andranno 237 milioni in tre anni, 130 dei quali già sul 2007. Un secondo dopo, però, è partito il grido di dolore della senatrice Rita Levi Montatemi, per la sforbiciata ai fondi per la ricerca. Poi il ministro dell'Università, Fabio Mussi, è partito all'attacco del titolare dell'Economia per i tagli agli atenei. Che secondo Padoa-Schioppa, alla fine, neanche ci sono. PIÙ' FONDI AGLI ATENEI — «Sono d'ac-cordo con Padoa-Schioppa che i soldi debbano essere spesi bene, anche nelle università. Che nell'anno del risanamento si lesinino le risorse è inevitabile, ma» ha detto Mussi «che si operi un massiccio del finanziamento è un azzardo sul futuro». «Nel complesso — spiegano invece al ministero dell'Economia— le risorse destinate dalla Finanziaria al mondo dell'università e della ricerca aumentano. C'è un fondo da 2,5 miliardi di euro per le attività di ricerca (500 milioni nel 2007, un miliardo nel 2008 e altrettanto 2009). Poi viene eliminato il blocco delle assunzioni per i giovani ricercatori sia nelle università che negli enti di ricerca e viene sterilizzato il taglio di 60 milioni ai consumi intermedi deciso con la manovra bis di luglio». L'accantonamento dei 350 milioni, dice insomma il Tesoro, riguarda le altre voci di spesa del ministero di Mussi e non il fondo per il funzionamento ordinario delle università, che resta intatto. Per il ministro, poi, c'è un problema evidente di gestione degli atenei. «Bisogna distinguere i risparmi in Finanziaria dalle difficoltà di fondo delle università italiane: non credo che la Finanziaria le aggravi, anzi. Penso che getti le premesse per migliorarne le condizioni» ha detto il ministro parlando a Chieti. Dove, per inciso, ha ricevuto il conforto del vescovo, monsignor Bruno Forte, convinto come lui che l'evasione fiscale, contro la quale si concentrano molte misure della Finanziaria, sia anche «un peccato».
SCONTRO SULLA NUOVA TASSA — La polemica di giornata, però, è quella sul ticket per l'ingresso nelle città d'arte. Secondo il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca, «è puro autolesionismo per l'economia del Paese», mentre commenti critici arrivano anche da Assoturismo-Confesercenti, considerata per giunta vicina alla sinistra. «Una gabella insopportabile» ha detto il suo presidente, Claudio Albonetti. Il ministero dei Beni culturali respinge però ogni accusa e parla di disinformazione. Il testo della Finanziaria, che prima prevedeva una tassa di cinque euro per tutti i comuni, è stato «solo migliorato». Il ticket, spiegano, sarà opzionale, potrà essere applicato solo in alcuni periodi dell'anno e, a parte le grandi città metropolitane, potrà essere adottato solo dai centri sottoposti «a forte pressione turistica». Altra novità è che la nuova tassa, che comunque non colpirà i residenti, non sarà esatta solo negli alberghi. Si studieranno meccanismi anche per colpire il turismo «mordi e fuggì». Potrebbe esserci un sovrapprezzo sul biglietto dei treni o sulle tariffe autostradali.
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