Ermitage Italia: Verona cala l'asso Stefano Scansarli GAZZETTA DI MANTOVA 04-GEN-2006
Verona si propone come sede italiana dell'Ermitage. Anzi, no, se Mantova verrà bocciata, Verona si candiderà. Che la si voglia prendere da una parte o dall'altra la notizia non cambia. È una questione aritmetica. La vicenda rispetta la proprietà commutativa: pur cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia. La vicinissima città dell'Arena e di Giulietta è in piena corsa per aggiudicarsi la filiale, ed è lassù che aspetta con tutte le carte e gli immobili in regola. È successo che il Comune scaligero ha venduto alla fondazione Cariverona Castel San Pietro, il forte austriaco che sulle colline e tra i cipressi guarda l'Adige. Un gran Del posto, la cui alienazione ha fatto fluire nelle casse municipali 11 milioni e mezzo di euro nel quadro di un lungo e largo piano di interventi immobiliari e culturali. Castel San Pietro è sottoposto al vincolo di destinazione museale, così come ha voluto il Comune e così come ha confermato la neo proprietaria fondazione Cariverona. Ma che cosa se ne farà? Indubbiamente (come ha scritto la stampa veronese, senza ricevere smentite) la base logistica per candidare la città scaligera a sede dell'Ermitage Italia. La sorpresa è fresca e dirompente. La trattativa è vecchia di un anno, ma negli ultimi tempi ha subito una particolare accelerazione, il 7 dicembre la giunta ha deciso di alienare il forte, il 29 il sindaco Paolo Zanotto e il presidente dell'istituzione Paolo Biasi hanno firmato il preliminare. L'obiettivo è maiuscolo. La stampa veronese scrive che "Ora s'è aperta la prospettiva dell'Ermitage e Cariverona non vuole lasciarsela sfuggire". In corsa ci sono Mantova, Ferrara, Siena, Firenze, Torino e ora Verona. La delicata situazione che si profila, a trenta chilometri più a nord della città del Mincio, è politica e finanziaria. Sta di fatto che, ancora sulla carta, la fondazione Cariverona è (oppure era) il soggetto erogatore di 3 milioni e 300mila euro per l'acquisto di un immobile individuato dall'amministrazione cittadina come sede dell'Ermitage Italia. Immobile che secondo la giunta di Gianfranco Burchiellaro doveva essere la palazzina novecentesca privata di largo XXIV Maggio, adiacente al Museo della Città, Palazzo di San Sebastiano. E che, invece, secondo la giunta di Fiorenza Brioni - dopo mesi di riflessioni - deve essere un immobile pubblico e davvero prestigioso, una sinergia fra il Te e il palazzo del Podestà, lato piazza Broletto, già sede staccata del conservatorio. Durante il pensa-e-ripensa mantovano, la fondazione veronese deve aver maturato una qualche convinzione in proprio. "L'Arena" ha scritto: "La destinazione individuata era in origine Mantova, in una sede finanziata appunto dalla fondazione Cariverona. Ma un po' per i tentennamenti della città virgiliana, molto di più perché con San Pietro si è aperta la disponibilità pressoché immediata di uno spazio prestigioso in una città di maggior spessore turistico-culturale e sempre nello stesso raggio d'azione della fondazione, è proprio Verona che starebbe passando in pole position [...] bilità della fondazione, perché è finalizzato in modo specifico». Il diessino ex presidente della Provincia ed ex senatore Maurizio Lotti rappresenta Mantova nel consiglio della fondazione Cariverona e ha seguito con attenzione i passaggi della vicenda. Osserva: «Certo, risulta che l'Ermitage stia proponendo la sua sede in Italia a diverse realtà. E' naturale cne a questo punto verona abbia le orecche dritte, percepisca l'opportunità. A questo punto, se la proposta di Mantova non va a buon fine, Verona potrebbe candidarsi». Ma Verona chi? La fondazione in via diretta, o il Comune? Probabilmente i soggetti impegnati nella corsa sono trasversali a diversi enti e istituzioni. Il 20 ottobre scorso il presidente Biasi, illustrando l'attività della fondazione rispose al quesito fatale. C'è un interesse veronese sull'Ermitage? Risposta: «Le voci su questa ipotesi sono arrivate anche qui, ma da parte nostra non c'è alcun coinvolgimento. Tanto per essere chiari, in tutta franchezza, non c'è stato alcun filo diretto tra l'Ermitage e la fondazione Cariverona». La risposta è chiara, anche se quel 'filo diretto" 3uò significare l'esistenza di un contatto indiretto. Pure il sindaco di Verona, Paolo Zanotto, in occasione del suo incontro mantovano con la collega Fiorenza Brioni, aveva assicurato che sul museo russo fra le due città non c'era conflitto. E pensare che era circolata addirittura l'illazione che Mantova avesse stretto un patto con Verona per concorrere insieme per la filiale (sede e attività divise equamente). Era il 20 settembre scorso, e yentun giorni prima la Brioni aveva riacceso i contatti con San Pietroburgo, dopo tre mesi dalla sua visita a Piotrovsky e il seguente black out nelle relazioni. Nessuna concorrenza con il municipio veronese? La decisione di acquistare Castel San Pietro è stata presa dal consiglio della fondazione, dove il Comune è assolutamente ben rappresentato. Ieri abbiamo raggiunto telefonicamente i piani alti dell'istituto. L'interlocutore ha confermato la destinazione museale di Castel San Pietro, ma ha messo in guardia: «Da qui a dire che arriverà l'Ermitage corre molta fantasia. Quel che è certo è che non sappiamo che cosa faranno i russi. Sono loro che decideranno...». Come dire che se San Pietroburgo vuole, Verona è pronta. A questo punto l'ormai surclassata palazzina di largo XXIV Maggio è una casetta piccolina in Canada rispetto a Castel San Pietro di Verona, al Castello Estense di Ferrara, alla Palazzina di Stupinigi di Torino. Eppure, fino alla primavera 2005 Mantova era la città designata, o perlomeno legata al museo russo dal protocollo d'intesa sottoscritto a San Pietroburgo nell'ottobre 2004 da Burchiellaro e Piotrovsky che aveva motivato il suo "sì" (imprevisto e deciso) proprio sulla disponibilità della palazzina privata confinante con il San Sebastiano. Poi - dopo il gelo mantovano che ha segnato l'estate passata - è cambiato il gioco: ora è l'Ermitage che attende le offerte (strutturali, progettuali e finanziarie) e poi sceglierà. Mantova è fra le tante. E Verona spunta fuori concorso.
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