Serego Alighieri tra i promotori di un’associazione per la tutela di un paesaggio che è monumento. Salvare l’ultima Valpolicella Giancarla Gallo 02/01/2006 L'Arena
Dopo il caso Gargagnago nato l’osservatorio pro territorio Il conte, erede di Dante, non pensa solo alla sua villa antica minacciata dal cemento: «Siamo ormai periferia» Si chiama Salvalpolicella, osservatorio per la salvaguardia della Valpolicella, ed è un’associazione che sta nascendo in questi giorni, propagandando nel suo manifesto-statuto l’intenzione «di svolgere un’azione pubblica per contribuire a dotare gli abitanti, gli operatori economici e i soggetti politici di analisi socio-economiche, culturali e di pianificazione territoriale e urbana finalizzate alla preparazione di ipotesi progettuali che coniughino lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e la qualità della vita». Salvalpolicella è promossa anche da Pier Alvise di Serego Alighieri, la cui storica proprietà a Gargagnago rischia di essere deturpata dalle nuove, contestate lottizzazioni, ma i promotori dell’osservatorio — tra cui altri proprietari di monumenti storici della Valpolicella e personalità della cultura e dell’economia — spiegano che non si tratta di un’iniziativa episodica: semmai l’eco avuta presso l’opinione pubblica da quest’ultima vicenda li ha decisi dell’opportunità di muoversi. L’osservatorio, spiegano i promotori, «si pone come strumento democratico propositivo di controllo territoriale e di dialogo fra il mondo istituzionale e quello associativo, culturale ed economico e quindi si farà promotore di iniziative di incontro e di dibattito tra differenti soggetti interessati alla valorizzazione e salvaguardia del territorio, della cultura e dell’economia tradizionale della Valpolicella. La creazione di questo organismo di cittadini», continuano i promotori dell’iniziativa, «si è resa necessaria per sensibilizzare l’opinione pubblica agli annosi problemi che investono la Valpolicella nei servizi, nella viabilità, nella qualità della vita, ma anche per frenare la corsa agli investimenti e alla speculazione edilizia, che tende a cambiare la connotazione e la fisionomia della vallata, trasformandola in zona dormitorio. «Bisogna invece salvaguardare la vocazione storica della zona», raccomandano i promotori dell’iniziativa nella bozza di statuto dell’associazione, che verrà discusso il 9 gennaio, quando verranno anche fissate le prime iniziative concrete e si studierà la presentazione pubblica dell’osservatorio. «Verranno quindi promossi momenti di approfondimento e di elaborazione sugli aspetti scientifici e culturali relativi alle problematiche della pianificazione urbanistica, dell’ambiente, dei beni culturali, della conservazione della natura, nonché delle tematiche economiche e sociali connesse alle politiche di sviluppo sostenibile». L’osservatorio si propone di «organizzare collegamenti e incontri informativi tra coloro che a diverso titolo si occupano di qualità del vivere urbano, curando e promuovendo la pubblicazione di ricerche, ipotesi progettuali, opuscoli e ogni altro strumento con finalità divulgative, ritenuto idoneo a sostenere i principi». Saranno definiti degli incontri periodici di studio e di approfondimento, con la possibilità di organizzare manifestazioni, attività seminariali, convegni, laboratori, mostre, dibattiti e altre iniziative destinate ad associati e a cittadini interessati, «sia a livello nazionale che internazionale, con istituti e organizzazioni aventi scopi analoghi o correlati». L’osservatorio si dichiara privo di «legami con partiti e organizzazioni politiche» e «laico». Continua il documento programmatico, a proposito dell’indirizzo dell’osservatorio: «L’unico criterio a cui si attiene è l’oggettività delle analisi e delle conseguenti ipotesi progettuali tendenti alla tutela del patrimonio paesaggistico, culturale e socio-economico della Valpolicella». «L’osservatorio ritiene che non sia più possibile far coincidere il progresso con l’espansione della crescita economica fine a se stessa», si legge ancra nel documento, «senza rischiare di distruggere le stesse risorse territoriali che ci permettono di esistere fisicamente, socialmente ed economicamente. Per poter progredire è necessario cambiare la qualità e il tipo di sviluppo, perseguendo un modello sostenibile per il territorio che tenga conto della vocazione agricola della zona, delle sue eccellenze monumentali e paesaggistiche e del conseguente indotto economico che potrà derivare dal turismo collegato alla cultura enogastronomica ed al paesaggio rurale». Insomma la Valpolicella deve essere considerata come un’area omogenea, come un territorio - monumento e di conseguenza le relative pianificazioni andranno programmate in una scala urbanistica più vasta che comprenda tutti i Comuni della zona; necessaria è un’ampia partecipazione e un vasto consenso. «Al contrario», si legge nello statuto, «il modello di sviluppo basato sulla speculazione edilizia e fondiaria ha la sola finalità di ampliare ed espandere sempre di più le aree edificabili a danno delle zone rurali, dell’equilibrio ambientale e dell’economia tipica del territorio. Lo sfruttamento edilizio, con conseguente realizzazione di devastanti infrastrutture viabilistiche, non contribuisce assolutamente a realizzare dei modelli di economia stabile, ma consente solo a pochi operatori di realizzare grossi guadagni distruggendo irreversibilmente il paesaggio e compromettendo le eccellenze ambientali che potevano garantire nuovi e diversi sistemi di sviluppo sostenibile. Inoltre innesca un pericoloso processo di trasformazione sociale dell’area che rischia di diventare un’area dormitorio, satellite del capoluogo di provincia, con tutte le relative conseguenze negative, legate al traffico, al pendolarismo economico, alla difficoltà di mantenere una propria identità culturale e a un calo generale di qualità della vita».
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