Speriamo che Italia Nostra torni a volare Fabrizio Giovenale Liberazione
Scrivevo delle periferie romane, e m'è venuto da riflettere sul loro grande vantaggio di essere frazionate e staccate fra loro dalle grandi penetrazioni di verde pubblico urbano che le delimitano e conferiscono loro identità e carattere. Penetrazioni dovute alla realizzazione dei Sistemi di Parchi Regionali e Comunali degli Anni 60 e 70. Frutto a loro volta, in misura larghissima, delle battaglie di "Italia Nostra" di allora. Qui volevo arrivare. Si devono tra l'altro all'indimenticato presidente romano dell'Associazione Tito Staderini il salvataggio del Parco dell'Appia Antica e l'acquisizione comunale - a disposizione dei cittadini - dei quattro chilometri quadri di splendido verde di Villa Doria Pamphili (ci ho tirato su figli e nipoti, in famiglia siamo debitori alla Villa e a "Italia Nostra" di molta felicità). Anche per questo l'idea della crisi italianostrese attuale è per me tanto difficile da digerire. Non che non abbia avuto difetti nei suoi cinquant'anni di vita questa veterana dell'associazionismo ambientale italiano: un po' burbanzoso-élitaria, maniacalmente attaccata alla tutela dei valori storici fino al dettaglio, forse non sempre abbastanza attenta a certi risvolti sociali dei problemi coinvolti Due cose però mi sembra si possano dire senza timore di smentite. La prima è che in mezzo secolo né l'Associazione né nessuno dei suoi esponenti di spicco sopo stati nemmeno sfiorati da sospetti di compromissioni di qualunque natura; e scusate se è poco. Le seconda è che - di fronte alla sempre più spiccata tendenza a considerare il patrimonio paesaggistico e storico soprattutto come attrazione turistica (e cioè come un modo perfare quattrini) - "Italia Nostra" si è sempre rifiutata all'idea stessa di mercificazione di quei valori. Opponendo allo "spirito del tempo" una resistenza di cui c'era - e c'è ancora - estremo bisogno. Un altro merito, direi, di tutto rispetto. L'Associazione oggi è in crisi. Non mi interessa qui ricercare i perché. Sta di fatto che al neo-Presidente Ripa di Meana la situazione sembra sfuggita di mano... Per inciso: di Carlo Ripa di Meana ho stima da sempre; ne ricordo i grandissimi meriti come Commissario europeo per l'Ambiente, le sue campagne per "le città senz'auto"... ma non posso condividere la sua posizione attuale contro le ventole eoliche (è un po' come se sette-otto secoli fa qualcuno in Olanda avesse messo su una campagna contro i mulini a vento). E' vero che pongono problemi paesaggistico-estetici assai delicati. D'accordo che sono elementi da inserire nell'ambiente con cautele molto maggiori di quelle adottate finora. Ciò non toglie però che sia necessario affrontare il problema, a scanso di guai assai peggiori. Ma soprattutto: l'azione di "Italia Nostra" non può limitarsi a quel solo problema. C'è bisogno che torni a volare alto: ad assolvere alla sua missione originaria di difensore dei valori più autentici della cultura ambientale - naturalistica e storica - nel loro complesso. Per questo c'è da sperare che - attraverso l'iniziativa dei 50 sezioni "autoconvocate" a Firenze oggi - il processo involutivo nel quale l'Associazione appare ancora coinvolta subisca un arresto. Che ce la faccia a ritrovare la strada. A recuperare quel livello oggettivo di utilità per il paese che ha sempre avuto. Glielo auguriamo di cuore.
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