Un museo nella città delle ceramiche Laura Carcano 30-11-2005 NORD OVEST CULTURA E TURISMO
Segna nuove tappe e procede la sinergia creatasi fra pubblico e privato a Mondovì, nel Cuneese, per valorizzare l'antica tradizione della ceramica attraverso un museo. Un'operazione culturale e non solo, che mira ad affermare la capitale del Monregalese come città d'arte, cui diede impulso, già qualche anno fa, una figura di imprenditore-mecenate d'altri tempi, Marco Levi, scomparso nel 2001. Grazie, infatti, alla "Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì", costitutita da Levi nel 1999 e presieduta oggi da Giorgio Maria Lombardi, la sede museale dedicata all'arte ceramica e al suo sviluppo figurativo e industriale dovrebbe aprire a inizio 2007. Sarà l'antico Palazzo Fauzone di Germagnano, nel centro aulico della città, e di cui è stata appena completata la prima parte del restauro, a ospitare il Museo. L'idea del museo si deve allo stesso Levi, industriale della ceramica e banchiere. «Proprietario del marchio di ceramiche Besio fino agli anni Ottanta e fino agli anni Settanta, con la sua famiglia, del Banco di Cambio di via Sant'Agostino, con cui promuoveva le piccole attività artigianali e industriali, Levi ha donato la sua collezione di circa 2.200 pezzi alla Fondazione» spiega Guido Neppi Modona, nipote del mecenate che, insieme all'altra nipote Vittoria e ad alcuni amici di famiglia, porta avanti con passione l'eredità della fondazione. Un progetto che prevede anche una scuola di restauro e di arti ceramiche e che è stato capace di mettere insieme ministero per i Beni culturali, Regione Piemonte, Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, con uno stanziamento pari a 2,4 milioni per la ristrutturazione e gli allestimenti museali. Il Museo, sostengono alla Fondazione, «tramanderà un patrimonio significativo per la storia cittadina». È dalle prime realizzazioni del Perotti che, nel 1760, ha inizio la produzione ceramica monregalese, fatta di stoviglie, vasi e brocche vivacemente colorati. Produzioni che, con i marchi Musso, Beltrandi, Besio, Richard Ginori, fino alla metà del secolo scorso acquisirono notorietà. Una ceramica espressione dell'arte popolare, creata da artisti-operai, che mantenne a lungo un suo mercato: una produzione che all'inizio del '900 passò a una nuova impostazione industriale. «Il primo lotto di lavori per il restauro dell'edificio a uso museale - annuncia il progettista, l'architetto Paolo Vidili, a capo dell'intervento - è stato da poco ultimato. Gli allestimenti che sto curando sulla base di un progetto affidato dalla Soprintendenza a Francesca Quasimodo sono in in fase avanzata grazie ai 300mila euro garantiti dalla Compagnia di San Paolo. Per completare il restauro e renderlo fruibile servono ancora 450mila euro, oltre a 330mila per gli allestimenti e 180mila per impianti audiovisivi e arredi, fondi che dovrebbero essere stanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, dalla Regione e dalla Compagnia di San Paolo». Sarà l'amministrazione comunale a gestire il museo, con l'intenzione di dar vita a iniziative turistiche, formative e culturali legate alla ceramica, ma anche di rilanciare i settori economici connessi alla produzione artistica artigianale della "Vecchia Mondovì". «Il futuro museo della ceramica, in rete con altri musei italiani - continua Vidili - offrirà al visitatore percorsi tematici lungo le tappe della produzione monregalese. L'archeologia industriale sarà il premabolo alla visita di quello che potrebbe in futuro configurarsi come un "museo diffuso" esteso sul territorio e in quei siti produttivi conservatisi fino a noi, ma che necessitano però di grossi lavori per essere agibili». LAURA CARCANO
20051130 Foto: Tradizione. In alto, due degli oggetti custoditi dal Museo della ceramica di Mondovì, che dovrebbe aprire nel 2007, una volta completato il restauro di Palazzo Fauzone di Germagnano, sede dell'allestimento. Di lato, un particolare degli affreschi nella parte già recuperata del sito
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