SICILIA: Fruizione dei BB.CC. aretusei: "situazione d'emergenza" di Isabella Di Bartolo www.qds.it, 30 nov 2005
Riduzione delle ore di apertura e carenza di personale mettono a rischio il turismo nella provincia di Siracusa
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Fruizione ridotta nei siti archeologici e nei musei regionali della provincia di Siracusa e mancata valorizzazione di alcuni monumenti, impropriamente conosciuti come "minori". è quanto la città rimprovera alla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali aretusea, l'ente preposto a gestire il patrimonio culturale della città. Come è difatti opportuno ricordare, la tutela dei beni appartenenti al patrimonio nazionale spetta allo Stato, come previsto dalla Costituzione nell'articolo 9 comma 2 e, nello specifico, al ministero per i Beni e le attività culturali, istituito nel 2001 a seguito della riforma dell'organizzazione del Governo introdotta dal decreto legislativo 300/1999 che svolge le azioni di difesa e valorizzazione dei beni culturali. Il compito di rendere effettiva tale tutela spetta poi alle Regioni, attraverso l'emanazione di leggi volte proprio a salvaguardare il patrimonio archeologico-culturale, storico ed artistico del proprio territorio. Tale attività, come accennato, è svolta poi attraverso la mediazione delle Soprintendenze regionali: organismi locali che gestiscono siti, musei e monumenti.
Nel caso della provincia di Siracusa, la più ricca di beni culturali della Sicilia, la Soprintendenza locale è coordinata da quasi due anni da Mariella Muti che è successa a Giuseppe Voza, oggi soprintendente emerito. Spetta quindi a questo organismo, diramato in più settori, provvedere a gestire tutti i siti di interesse culturale di Siracusa e della sua provincia. Al momento, è proprio la gestione delle risorse finanziare erogate dalla Regione e destinate a garantire la fruizione dei siti archeologici e dei musei regionali ad essere oggetto di dure critiche da parte dei sindacati di categoria.
Tale dura polemica, sfogata in assemblee sindacali e palesata pubblicamente attraverso una nota inviata dalla Sa.di.rs (sindacato autonomo dipendenti Regione siciliana) di Siracusa all'assessorato regionale ai Beni culturali, nasce a seguito della riduzione delle ore di fruibilità pubblica dei siti aretusei. Tale provvedimento è stato causato dall'insufficienza di fondi da parte della Soprintendenza (nella Finanziaria non sono difatti stati previsti i fondi per le prestazioni straordinarie del personale che custodisce i siti culturali dell'isola), la quale ha quindi deciso la chiusura nelle ore pomeridiane dei giorni festivi dei monumenti di Siracusa e la riduzione degli orari di fruibilità pubblica nei giorni feriali, con l'entrata in vigore dell'orario invernale.
Come indica l'ordinanza della Soprintendenza (protocollo n. 17705 del 18/11/05) dallo scorso 20 dicembre, è ridotto l'orario di apertura dei seguenti siti: il parco archeologico della Neapolis, che comprende il teatro greco, l'Orecchio di Dioniso, l'anfiteatro romano e l'ara di Ierone, il castello Eurialo di Belvedere (siti che, nei festivi, saranno visitabili solo di mattina sino alle 14, con chiusura della biglietteria alle 13) e, in provincia, il teatro greco di Palazzolo. Stessa situazione anche nei confronti del circuito dei cosiddetti "monumenti minori" (ovvero Ginnasio romano, tempio di Giove e tempio di Apollo), dell'Ipogeo di piazza Duomo che sarà fruibile solo la sera del sabato e della domenica, del castello Maniace e del museo regionale Paolo Orsi ed ancora, in provincia, di Eloro, della zona archeologica di Leontinoi e del suo museo e dei resti di Megara Hiblaea.
Una situazione considerata dai membri del S.a.di.rs (sindacato autonomo dipendenti Regione siciliana) di Siracusa "d'emergenza", come spiega il suo segretario provinciale Matteo Aprile, e tale da danneggiare il turismo nella provincia, soprattutto in prossimità delle festività natalizie che attireranno numerosi visitatori nel territorio. Ma, al momento, non sembrano esistere soluzioni adeguate, visto anche il perdurare del blocco delle assunzioni del personale di vigilanza.
Una delle motivazioni della mancata apertura al pubblico di alcuni siti minori e, quindi, della loro valorizzazione (quali, ad esempio, il tempio di Giove o il Ginnasio romano nella periferia della città o ancora, nella provincia, l'area dei Santoni di Palazzolo Acreide), è infatti la carenza di custodi. In tutta la provincia sono presenti soltanto 56 unità di vigilanza (a fronte, per esempio, dei 403 a disposizione della Soprintendenza di Palermo): un numero troppo esiguo per assicurare la tutela dei numerosi luoghi d'arte e cultura che Siracusa possiede. «Si sta predisponendo una variazione di bilancio – rende noto l'assessorato ai Beni culturali a cui la Soprintendenza aretusea fa capo – per affrontare il problema».
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