In ostaggio i capolavori dell’Hermitage per un debito che Putin non paga Fabrizio Dragosei CORRIERE DELLA SERA, 30-NOV-2005
San Pietroburgo, un miliardario svizzero fa sequestrare capolavori prestati ad altri musei. Caos nel mondo dell'arte, rischiano di rimanere chiuse molte mostre in tutta Europa
MOSCA — L'Hermitage, uno dei più importanti musei del mondo, lo ha già deciso: le sue opere d'arte non varcheranno più le frontiere se non ci saranno garanzie dei governi interessati contro eventuali sequestri cautelativi chiesti ai giudici da ditte che vantano crediti nei confronti dello Stato russo. E il Pushkin di Mosca farà altrettanto. Così nel resto del mondo si rischia di non poter più ammirare opere uniche, come i dipinti di Van Gogh, Monet, Renoir, Matisse, Picasso. Una reazione comprensibile dopo che quattro camion carichi di capolavori del Pushkin stimati un miliardo di dollari erano stati bloccati dalle autorità di un cantone svizzero. Per alcune ore i condizionatori che assicurano temperatura e umidità costanti all'interno dei camion sono stati spenti e le tele hanno rischiato di riportare seri danni. Ora sono tornate «a casa» e tutto è finito bene, visto che ieri è stata aperta anche l'ultima cassa senza che i restauratori riscontrassero problemi. Ma in Russia e in tutto il mondo dell'arte la vicenda dei dipinti «presi in ostaggio» per dirimere controversie economiche ha suscitato violentissime polemiche. «Questi dipinti sono conservati in Russia, ma sono patrimonio di tutti i cittadini del pianeta e devono essere inviolabili», ha affermato lo speaker della Duma Boris Gryzlov. E Saumarez Smith, direttore della National Gallery di Londra gli ha fatto eco: «E' incredibile che capolavori artistici siano trattati da compagnie commerciali come garanzie collaterali nei confronti di debiti contratti da governi nazionali». Così ora sono in pericolo l'apertura delle Hermitage Rooms alla Somerset House di Londra, una esibizione di opere di Kandinskij alla Tate Gallery di Londra, la partecipazione di un'opera di Henri Rousseau a una mostra a Parigi. E tutto per un vecchio debito che la società svizzera Noga reclama dalla Russia. La storia si trascina dal 1991 quando l'imprenditore di origine sudanese Nessim Gaon firmò un primo accordo per fornire alimentari e beni di consumo in cambio di petrolio. Una parte del debito russo non è stato pagato e in questi anni la cifra, considerando gli interessi, è arrivata a quasi 900 milioni di dollari. Gaon ha cercato in tutti i modi di costringere la Russia a saldare il conto e ha inseguito il Cremlino in tutti i paesi dove poteva far valere le sue ragioni. Ha ottenuto sentenze in Svizzera e Lussemburgo. Ha vinto una causa davanti alla corte di arbitrato di Stoccolma. Un'altra a Parigi. Ma tutto senza risultati concreti. Allora è passato a chiedere sequestri cautelativi. Nel 2000 in Francia ottenne il congelamento dei conti del governo russo. Poi, dopo qualche mese, fece bloccare la nave a vela più grande del mondo, la Sedov che si trovava nel porto di Brest. Nel 2001 fece scalpore al salone aeronautico di Le Bourget la fuga dei caccia russi. I piloti di Sukhoi e Mig presero il volo per non essere bloccati dai gendarmi francesi. L'indomito businessman ha anche tentato di mettere le mani sul jet governativo usato da Vladimir Putin, ma senza successo. Poi, pochi giorni fa, il sequestro delle opere d'arte del museo Pushkin di Mosca che stavano rientrando da Ginevra. In questo caso il governo svizzero ha annullato la sentenza dei giudici per motivi di Stato. Ma in futuro cosa potrà accadere? Mikhail Piotrovskij, direttore dell'Hermitage è stato lapidario: «Senza garanzie statali sulla inviolabilità delle opere d'arte, i nostri quadri non vanno da nessuna parte».
Lo scontro che dura dal '91 •IN TRIBUNALE La battaglia legale che dal 1991 il miliardario svizzero Nessim Gaon sta mettendo in atto contro il governo di Mosca — che gli deve 900 milioni di dollari — potrebbe mettere a repentaglio due mostre in programma a Londra (nella foto un pezzo): «La via per Bizanzio» alla Somerset House, e l'esposizione su Kandinsky, alla Tate gallery.
•I RISCHI E' stato lo stesso direttore dell'Ermitage, Mikhail Piotrovsky, a mettere in dubbio la realizzazione delle mostre. Secondo Piotrovsky, è possibile che in futuro nessuna opera d'arte proveniente dall'Hermitage possa essere esposta in Gran Bretagna o in altri Paesi europei. La condizione per continuare la collaborazione, invece, sarebbe che i governi dessero concrete garanzie che le opere prestate non siano messe sotto sequestro, come è accaduto nei giorni scorsi in Svizzera, a causa della diatriba legale in corso tra il miliardario svizzero e il governo di Mosca
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