I «portabandiera» della cultura. Dai teatri alle biblioteche, dai musei ai siti archeologici: una miriade di attività che si regge sul non profit Paola Springhetti Il Sole 24 Ore, 28 novembre 2005
L'impegno assiduo di organizzazioni, associazioni e fondazioni
C’è un ribollire di attività culturali che oggi in Italia sono affidate all'impegno del volontario. Sono organizzazioni, associazioni, fondazioni che divulgano la musica tradizionale, organizzano corsi di informatica, sostengono musei, fanno teatro, strappano erbacce dai siti archeologici, tengono aperte biblioteche. Una miriade di attività e di iniziative impossibile da elencare. A pensarci bene, si fonda sul volontariato anche la: Società Dante Alighieri, che porta la cultura italiana in giro per il mondo, e per associazione di idee si potrebbe citare "Chiama l'Africa", che ha lanciato il progetto "Leggere l'Africa" per diffondere in Italia la letteratura di quel continente. • A Torino. Per capire quanto possa essere importante l'attività nel settore, si potrebbe prendere il caso di Torino, città in cui esiste addirittura un Ufficio per il volontariato culturale, testimonianza dell'interesse dell'amministrazione per questo tipo di partecipazione civica. L'ufficio, diretto da Francesco De Biase, lavora con un centinaio di associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione dei beni culturali. Quasi ogni museo, infatti, ha un'associazione di "Amici" del Museo e lo stesso vale per i parchi e i luoghi di valore storico-artistico. «Le associazioni — spiega De Biase — valorizzano questi beni, offrono informazioni ai visitatori, organizzano visite, convegni e seminari, fanno pubblicazioni intorno al luogo o al sito». La collaborazione culmina nell'organizzazione di "Torino e Oltre", rassegna che si svolge a primavera e in autunno da ormai una decina d'anni, per far scoprire parti sconosciute della città e della provincia. Oltre alle associazioni impegnate per la valorizzazione dei beni, però, la città ne vanta molte altre che svolgono attività culturali in senso lato. Le ha studiate l'Osservatorio, culturale del Piemonte, che nel 2003 ha realizzato una "Indagine conoscitiva sull'associazionismo del volontariato culturale in provincia di Torino". Sono stati cen-siti quasi 1.300 soggetti, di cui l'80% localizzati fuori del capoluogo, con circa 15mila volontari attivi. » Sodalizi grandi e piccoli. Essendo il tema amplissimo, parleremo in un'altra occasione del vasto ambito del volontariato che si occupa della valorizzazione dei beni artistici e ambientali per soffermarci ora su quello culturale in senso lato: una realtà ben radicata in Italia. Lo dimostrano, oltre alla vitalità di una miriade di piccoli gruppi locali, le grandi associazioni "storiche". La Chiesa cattolica, per esempio, vanta una rete di realtà — legate a parrocchie, diocesi, associazioni, ordini religiosi o, anche, a iniziative individuali — che agiscono a volte anche a livelli molto qualificati, come fa l'Associazione Amici dell'Università Cattolica. Questo volontariato è presente in ogni campo, dal teatro al cinema, dalle scienze al turismo (ad esempio con il Ctg-Centro turistico giovanile), che propone interessanti sodalizi tra turismo e cultura. Culturale e sociale, peraltro, spesso si incrociano: «La cultura è un'occasione per incontrarsi e comunicare», afferma Roberto Mosi, responsabile dell'area educazione adulti dell'Auser. Al sodalizio — di cui si parla anche nell'articolo sotto — fanno capo 150 università popolari e una serie di attività che vanno da quelle ricreative ai corsi di ogni tipo, alla presenza nei musei. Può succedere che a Borgo San Lorenzo al Mugello si facciano corsi-laboratorio sulle vetrate lavorate e sulla ceramica e che a Milano ci sia un gruppo che si occupa della manutenzione dei vecchi mezzi di trasporto conservati nel Museo della scienza e della tecnica Leonardo da Vinci. Da due anni, poi, le attività culturali dell'Auser culminano nella manifestazione "La città che apprende" : tre giorni di dibattiti, spettacoli, mostre su un tema che l'anno prossimo sarà il rapporto tra culture, considerato dal punto di vista dei migranti. Obiettivi multipli. Circa la metà dei 6mila circoli che costituiscono l'Arci sono impegnati in attività culturali. Tre sono, gli obiettivi principali, secondo l'incaricato delle politiche culturali, Flavio Mongelli: riqualificare il territorio, offrire percorsi di educazione permanente, mettere in circolo produzioni culturali emergenti (nell'ambito della musica, ad esempio, della fotografia, del teatro), che non sono interessanti per il mercato. Di qui, tra l'altro, lo spazio offerto ai giovani e alla loro creatività, che culmina nell'impegno per la Biennale" dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Un altro ambito in cui l'Arci è attiva è quello dei diritti culturali, la difesa dei quali si traduce in iniziative di alfabetizzazione, alle nuove tecnologie, per la diffusione del software libero, per la libera circolazione delle informazioni, compreso il sostegno alle Street Tv e alle radio digitali. La ragione di fondo, spiega Mongelli, è che «la qualità della vita di una comunità si misura anche sull'accesso alla cultura, ma mentre l'idea dello sport per tutti si è diffusa, quella della cultura per tutti non lo ha fatto».
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