Uffizi. II bookshop va a ruba ma ci vuole il biglietto di Letizia Cini 27/11/2005, La nazione, Firenze
«II dvd su Caravaggio, tre bottiglie di vino e una di olio extravergine, per favore». Dalla prossima settimana, potrebbe essere questa l'ordinazione di un turista al bookshop degli Uffizi. «Fra i progetti di Buonitalia c’é anche “Il Gusto italiano. Quando il cibo è arte', che introduce i prodotti agroalimentari di qualità nei bookshop dei principali Poli museali italiani e con il quale, tra breve, saremo agli Uffìzi», conferma infatti Fabrizio Mottironi, presidente della società creata per valorizzare il patrimonio agroalimentare del Bel Paese. Non solo arte, quindi, in Galleria: d'ora in poi anche vino, olio e liquori italiani troveranno spazio sugli scaffali del bookshop degli Uffizi prima, e degli altri musei in futuro.
«Luoghi della bellezza e ora anche luogo del gusto — spiega il soprintendente regionale nonché direttore della Galleria, Antonio Paolucci — . Negli spazi eleganti e sommessi, fra i libri su Michelangelo e i foulard di Ferravamo, sarà possibile acquistare prodotti agroalimentari di qualità».
L'esperienza, già in corso al Museo di Capodimonte di Napoli, arriverà a Firenze al fine di diffondere nel mondo anche la cultura e la tradizione del gusto italiano. «Ospiteremo Buonitalia nei punti vendita dei musei dove esporrà prodotti di eccellenza enogastronomica — sottolinea la soprintendenza —. Prodotti fatti ad arte, meritevoli di una cornice assolutamente speciale».
Per tenere a battesimo l'iniziativa, arriveranno dalla Capitale due padrini d'eccezione: insieme al soprintendente Antonio Paolucci, martedì prossimo ci saranno anche il ministro per le Politiche agricole.
Gianni Alemanno, e Rocco Buttiglione, ministro per i Beni e le attività culturali). Qualunque siano le considerazioni in merito, resta un particolare illogico, secondo i più elementari principi del libero mercato: al bookshop degli Uffizi, come a quello di ogni altro museo statale italiano, possono accedere solo i visitatori dotati di biglietto.
Vietato, come accade invece al Louvre di Parigi, ad esempio, e in gran parte del Nord Europa, entrare a fare acquisti (magari da spedire ad amici all'estero), in un museo.
«Un vero peccato», interviene Patrizia Asproni, presidente di Confcultura, l'associazione che raggruppa la gran parte dei privati che gestiscono i servizi dei luoghi d'arte».
II motivo? «In primo luogo la sicurezza. Inoltre i nostri musei, contenitori storicizzati, nella maggioranza dei casi non si prestano strutturalmente a questo tipo di dicotomia: ingresso peri visitatori da un lato e ingresso per i frequentatori del bookshop da un altro. Inoltre...».
Inoltre? «Noi oggi diamo per scontati i servizi aggiuntivi nei musei, ma bisognerebbe tener presente che sono nati nel '97. Prima c'era il Poligrafico dello Stato e un mondo selvaggio. Se in Italia sono otto anni che esistono, al Luovre sono 150 e negli Stati Uniti sono nati insieme ai musei. All'inizio non conoscevamo i meccanismi di acquisto, tanto che i bookshop erano stati messi all'ingresso e non all'uscita delle gallerie, come accade oggi. Ma molto è stato fatto».
Ad esempio? «Pochi sanno che agli Uffizi esiste tanto di ufficio postale per spedire i suovenir acquistati. Si tratta di oggetti di alta qualità, prodotti in Italia da abili artigiani».
Peccato che per i fiorentini e tanti turisti non sia possibile farli propri, a meno che non decidano di farsi la coda ed entrare in gallerìa... «Soprattutto ora, che non ci sono lunghe file, perché non farlo? Non dimentichiamo che l'acquisto all'interno di un museo è dominato dall'emozione positiva della visita, un ricordo dell'esperienza vissuta». Vino e olio come c'entrano, allora? «Fanno parte di un concetto ancora diverso, quello della valorizzazione del territorio: del tipo 'porto con me un pezzo del territorio su cui quest'arte è nata". Un progetto voluto dal ministero, che resta pur sempre un esperimento».
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