BOLOGNA: Torna a casa una tela del Guercino Quattro secoli fa «Rinaldo e Armida» si trovava a Palazzo Pepoli. E lì è stato riportato Lu.Ba. 27/11/2005 L'Unità, BOLOGNA
Bologna. IL PALADINO RINALDO e la maga Armida sono tornati in via Castiglione, dov’erano quattro secoli fa. Allora il dipinto del Guercino che li ritrae abbelliva una sala di palazzo Pepoli: lo comprò nel 1664 il conte Odocione per 500 lire dell’epoca. Oggi il grande olio su tela, a lungo ritenuto “disperso”, si trova praticamente lì di fronte: è uno dei pezzi forti della tredicesima mostra “Invito alla pittura”, da poco inaugurata alla galleria Fondantico di Tiziana Sassoli. Con una sessantina di dipinti e disegni che spaziano dal Cinquecento all’Ottocento, in gran parte opere di artisti bolognesi e di area emiliana, l’esposizione rinnova un appuntamento annuale che si segnala sempre più per il suo valore culturale e scientifico, oltre che commerciale. Perché la missione di Fondantico è «riportare a casa» pezzi importanti del patrimonio artistico bolognese, andandoli a recuperare, spesso anche all'estero, nelle aste e da collezionisti privati. Per poi rivenderli, si spera, ad enti, fondazioni e singoli estimatori che trattengano le opere sul territorio. «È un prezioso lavoro di recupero - commenta il critico Eugenio Riccomini - svolto da antiquari consapevoli del valore dei nostri tesori d'arte. Un lavoro che, purtroppo, lo Stato raramente riesce a fare. Perché chi ci governa non ne ha mai capito l’importanza storica e culturale». E il professore cita l’aneddoto del «San Giorgio a cavallo» di Vitale da Bologna: il prezioso dipinto oggi si può vedere in Pinacoteca solo grazie all’impegno di Cesare Gnudi, che lo aveva ritrovato in un mercato di Amsterdam, e per ricomprarlo dovette impegnarsi personalmente chiedendo un prestito a una banca. «Il ritorno di queste opere - insiste Riccomini - permette di ricollocarle nel loro contesto d'origine. Certo, l’arte di un Guido Reni è universale: ma se sta in un museo aMinneapolis, non ha nessun rapporto con quello che c’è intorno. Qui invece ha un senso, perché nelle chiese della città ci sono tanti quadri simili». Con la mostra, fra l’altro, sono tornati molti disegni e bozzetti preparatori di dipinti che già erano sul nostro territorio. Così uno studio di «Pirro che uccide Polissena » di Giovanni Gioseffo dal Sole (fine 1600) anticipa la tela conservata nella raccolta Molinari Pradelli a Marano di Castenaso. E uno schizzo a penna e acquarello di Domenico Maria Canuti (1626-1684) si rivela l’abbozzo di una pala tuttora collocata in Santa Cristina aBologna. Da segnalare, ancora, ritratti cinquecenteschi di Prospero e Lavinia Fontana, una Madonna di Nicolò Pisano, un inedito bozzetto secentesco di Giovanni Lanfranco, disegni di scuola bolognese dei Viani padre e figlio e dei fratelli Gandolfi. Opere illustrate da un ricco catalogo a cura di Daniele Benati, con molte schede realizzate dalla storica dell'arte Milena Naldi e con i contributi di un gruppo di giovani studiosi che sta crescendo intorno all'attività di Fondantico. La mostra è aperta fino al 23 dicembre, ad ingresso gratuito nella sede della galleria in via Castiglione 12/b. Info e orari: tel. 051 265980
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