L'ex sovrintendente Malara: segnale importante, ma crescono i forti d'arte. "Regge e chiese a rischio servono allarmi e vigilanza MARINA PAGLIERI 27-11-2005 La Repubblica, Torino
PROVO una grande soddisfazione, sia a livello personale, sia perché questo ritrovamento restituisce una presenza forte alla Palazzina di Stupinigi, che si trova in una situazione critica. E naturalmente esprimo le mie congratulazioni ai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale e a tutte le forze dell'ordine». Pasquale Bruno Malara commenta così dall'ufficio della Direzione regionale dei Beni culturali, a Venezia, la notizia appena ricevuta del lieto fine di una vicenda che l'aveva coinvolto direttamente: ricopriva infatti quello stesso incarico in Piemonte quando, nella notte del 19 febbraio 2004, i Piffetti e i Prinotto erano stati trafugati dalla residenza. Architetto Malara, quali i suoi primi commenti davanti a un fatto di questa portata? «Premesso che non conosco ancora i particolari, questo rinvenimento contraddice quanto si era portati pensare, ovvero che dopo tanto tempo quei beni non potevano che essere all'estero. Invece probabilmente sono rimasti nelle vicinanze, anche perché non facilmente trasportabili. Poi, credo che la vicenda possa funzionare da deterrente per chi ancora pensa di poter compiere impunemente questo genere di furti. E oggi più che mai c'è bisogno di segnali in questa direzione, che facciano capire che spesso, magari dopo anni, le opere rubate vengono ritrovate». Intende dire che i furti d'arte sono in ascesa? «Sì, pensiamo soprattutto alla domanda che arriva dai nuovi ricchi dei paesi emergenti, dall'Oriente: crescono le disponibilità finanziarie e gli appetiti che riguardano il mercato dell'arte, ma questi beni dove si possono trovare, se non in Europa e in particolare in Italia?» Come ci si difende? «Innanzitutto con la prevenzione, con un'adeguata custodia e sorveglianza. Poi con forze dell'ordine di grande livello e professionalità, come del resto abbiamo in Italia. Ci si difende con l'informazione, con le banche dati, facendo circolare le immagini di beni che difficilmente possono essere immessi sul mercato perché perfettamente riconoscibili».
Quali sono le situazioni più a rischio in Piemonte? «Rischiano tutte le residenze, ma anche le chiese, dotate di pezzi mobili asportabili. In realtà però le maggiori regge piemontesi, penso in particolare a Palazzo Reale, a Rivoli, ad Agli è e a Racconigi, sono dotate di un servizio di vigilanza con personale attivo 24 ore su 24, di sistemi di telecamere e allarmi. Tutto questo rende praticamente impossibile portare via mobili e altri arredi, si tratta di operazioni lunghe e complesse. Anche per Venaria si porrà questo problema, anche se non possiede tutti gli arredi che hanno le altre residenze: anche lì, comunque, è prevista una adeguata vigilanza. Per Stupinigi era diverso, aveva un sistema di sorveglianza ridotto e non aveva personale presente 24 ore, ma solo un custode che aveva dato una sua generica disponibilità». Adesso occorrerà prendere nuove contromisure? «Per Stupinigi penso proprio di sì: si dovranno potenziare gli allarmi e il sistema di telecamere, che evidentemente erano insufficienti. Non è pensabile invece assicurare le opere: a parte il fatto che i premi avrebbero costi esorbitanti, per il patrimonio pubblico non conta tanto il valore pe-cuniario di un'opera rubata, quanto il fatto in sé, cioè la perdita di un bene insostituibile».
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