Biennale. Buttiglione gela Venezia: Faccia sistema con Milano Sara D'Ascenzo Corriere del Veneto 26/11/2005
Una doccia fredda. A Venezia per un convegno con i ministri della Cultura europei, Rocco Buttiglione gela le preoccupazioni veneziane sul futuro del festival del Cinema dopo la presentazione della kermesse romana. "A suo tempo — dice il ministro — sembrava che a Venezia fossero tutti contenti per il festival di Roma. Veltroni aveva assicurato che non era in competizione, Cacciari aveva accolto questa dichiarazione con favore (a patto di avere risorse a disposizione, ndr). E io avevo detto con chiarezza che i mezzi vanno trovati: non si può pensare che vengano dati dallo Stato soldi a piè di lista, occorre sviluppare un progetto integrato tra Venezia, il Veneto e possibilmente la Lombardia. Quanto alla questione di Venezia e di Roma, se Venezia avesse dietro il sistema imprenditoriale del Nord Est e quello milanese con la Fiera di Milano, potrebbe puntare ad un 'assoluta eccellenza".
E invece, a distanza di due mesi, Roma, conl'au-ditorium di Renzo Piano, comincia a sembrare uno spettro troppo grande per il lido e il suo palazzo del Cinema di là da venire. Tanto che l'altro ieri perfino il prudente presidente Davide Croff si è detto «preoccupato» da Roma. Soprattutto per il taglio pesante al Fus che incombe sulla Mostra del Cinema del lido, finanziata in larga parte dallo Stato. La questione è chiara al ministro, che non raccoglie le polemiche sul Fus e mette il dito nella piaga: la mancanza di sistema a Venezia. «Avevo detto con chiarezza — spiega Buttiglione — di fronte alle affermazioni di Cacciari, che i mezzi vanno trovati, non si può pensare che vengano dati dallo Stato a piè di lista, occorre sviluppare un progetto integrato tra Venezia, il Veneto e meglio ancora la Lombardia. Se poi riuscissimo, come sto tentando di fare, a sviluppare un progetto nazionale di cinema, lì si potrebbe incastonare meglio il ruolo di Venezia. Non è più possibile che ognuno cammini da solo». Ce n'è, per tutti, non solo per le istituzioni: «Quanto alla questione di Ve e Roma — dice infatti Buttiglione — Roma ha dietro di sé una città di 2.871.000 abitanti e un sistema imprenditoriale potente. Se dietro Venezia ci fosse il sistema imprenditoriale del Nord-Est e quello milanese con la Fiera di Milano non avrebbe da temere nessuna concorrenza di Roma e potrebbe puntare invece ad acquisire un'assoluta eccellenza. Proviamo a fare sistema, questa è l'unica strada». Ora la parola d'ordine è reagire. E se il Comune lo fa esibendo i 16 milioni spesi negli ultimi cinque anni dall'amministrazione per le sedi della fondazione (da palazzo Querini-Dubois al Padiglione Italia), la Provincia lo fa ricordando come sia giusto scommettere sui giovani e sulla ricerca e cercare di creare un circuito dentro la città di cui la Biennale sia il perno. «La forte presenza economica delle istituzioni nel festival di Roma— spiega Davide Zoggia, presidente della Provincia — e quello della Camera di Commercio, è dovuto al fatto che si vuole lanciare una cosa nuova. Piuttosto, tra le istituzioni c'è una grande sinergia che non credo sia legata solo alla politica. A Venezia, oltre a questa intesa che peraltro già c'è, serve capire come la si rilancia». Una domanda che per il deputato diessino Andrea Martella, a lungo impegnato nelle vicende parlamentari della Biennale ha una sola risposta: «Ci vuole una svolta reale per trovare nuove risorse. Comune, Provincia e Regione devono svolgere un ruolo sempre più forte e così anche lo Stato. Roma dimostra di aver messo in campo una serie di buone idee». La Biennale, comunque, non dorme sonni tranquilli. «Roma non va sottovalutata, altrimenti se andiamo tutti e due verso un mercato conflittuale possiamo avere dei problemi», dice Bruno della Ragione, mentre Amerigo Restucci fa sue le ansie di Croff: «Sono preoccupato: se non si sveglia la città di Venezia per noi sono guai». |