Soru: entro la fine del 2006 via gli Usa dalla Maddalena Marco Nese Il Corriere della Sera, 25/11/2005
Il piano per l'area: alberghi e cantieri navali
ROMA — Almeno sei mesi, massimo un anno. Questo è l'arco di tempo entro il quale può avvenire lo smantellamento della base della Maddalena. Gli americani non sono in grado di andarsene prima. «L'operazione è molto complessa — spiega il presidente della Sardegna Renato Soru —. Occorrerà aspettare, ma di sicuro la base sarà libera entro la fine del 2006». Soru parla dopo un colloquio col ministro della Difesa Antonio Martino. Durante l'incontro il ministro ha confermato che nel 2004 gli americani avevano cominciato a demolire alcune costruzioni con l'intenzione poi di ricostruirle secondo criteri di massima sicurezza. Avevano elaborato un contingency pian, un progetto che, in caso di approvazione, comportava «un incremento di tre volte le volumetrie originali». Se il Pentagono avesse dato l'okay, la base sarebbe stata rafforzata e ingrandita. Invece a Washington è prevalsa l'idea di andarsene. Renato Soru ha già in mente il piano di trasformazione dell'intera area. Quando i sottomarini partiranno, «gli edifici potranno essere riconvertiti in alberghi. La zona, in pieno Parco della Maddalena, è ideale per un turismo di qualità». In un primo tempo i 180 dipendenti civili della base militare verranno ricollocati in uffici della pubblica amministrazione, ma successivamente «potranno trovare impiego nelle attività turistiche». Fin dall'800, racconta Soru, la Maddalena ha svolto un «ruolo di supporto alla Marina militare, ma da tempo la Marina ha abbandonato il cantiere navale che oggi mantiene i circa 200 dipendenti senza una loro effettiva utilizzazione. Contiamo di riconvertire anche il cantiere, ne usciranno bellissime barche da diporto. In quella zona incrociano d'estate centinaia di maxi yacht che dopo agosto spariscono. Il cantiere può diventare una base per la manutenzione, in modo che quelle imbarcazioni abbiano un approdo sicuro tutto l'anno». Secondo le valutazioni di Soru, lo sviluppo di un polo turistico alla Maddalena renderà disponibili almeno un migliaio di posti di lavoro. Importanti gruppi sono pronti a investire, l'Aga Khan, Tom Barrack, alcuni imprenditori francesi. «Faremo qualcosa di alto livello», promette Soru. Gli americani abbandonano la base perché ormai non la considerano strategica rispetto alle nuove minacce rappresentate dal terrorismo. Troppo defilata, costosa, esposta a eventuali attacchi e con un accesso scomodo a causa degli scogli che punteggiano il suolo marino. Contro gli spuntoni rocciosi andò a sbattere il 23 ottobre del 2003 il sottomarino atomico Hartford. Ne venne fuori con notevoli danni e provocò una vera psicosi nella gente, qualcuno giurava addirittura di aver sentito boati e temeva contaminazioni radioattive. «I nuovi pericoli — spiega da Londra il portavoce della Sesta Flotta Mark McDonald—impongono di passare da un assetto che andava bene per la guerra fredda a un sistema di difesa contro le minacce alla sicurezza». Per questo da tempo i sottomarini atomici della US Navy stazionano alla Maddalena solo periodicamente. Fissa nella base è la Emory S. Land, una delle due unità di supporto ai sottomarini d'attacco, l'altra, la Frank Cable, è attualmente ancorata nell'isola di Guam. Il nuovo dispiegamento delle forze americane, fa sapere il comandante Joe Carpenter dal Pentagono, «non coinvolgerà solo l'Italia e nemmeno solo l'Europa».
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