«L’asta va bene ma vogliamo subito i fatti» La Nuova Sardegna 24 novembre 2005
Arbus, gli albergatori parlano del futuro di Ingurtosu e delle ex aree minerarie
ARBUS. Misto di entusiasmo e scetticismo tra la gente dopo l’annuncio dell’ asta internazionale della Regione per le aree ex minerarie di Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli. Al giudizio politico di gran lunga positivo del sindaco Raimondo Angius, si contrappongono i dubbi degli operatori turistici e imprenditoriali. Dubbi che nascono da delusioni passate. Per il primo cittadino (e seppur con sfumature diverse ha detto lo stesso il Consiglio) l’iniziativa della giunta Soru appare come l’inizio dello sviluppo turistico di Arbus. A patto, però, che il Comune rivesta un ruolo di primo piano nel recupero e nei progetti di valorizzazione degli immobili della vecchia miniera e ne diventi uno degli attori principali. Gli arburesi tengono invece i piedi per terra, lo scetticismo non manca e parlano di “qualcosa ancora troppo campato per aria”. A pesare sul giudizio sono le tante cocenti delusioni e le tante mancate promesse che in questi ultimi anni hanno riguardato il recupero e la valorizzazione in chiave occupazionale e turistica del patrimonio ex minerario. «E’ da oltre 30 anni che si parla e si progetta lo sviluppo turistico di Ingurtosu e dintorni — dice Antonio Pusceddu, giovane imprenditore turistico — spero di sbagliare ma ho paura che anche questa volta possa trattarsi delle solite promesse». Prima il faraonico progetto “MIF” (Montevecchio- Ingurtosu-Funtanazza) elaborato dall’Agip subito dopo la chiusura degli ultimi pozzi estrattivi e mai venuto alla luce. Poi gli accordi di programma su Funtanazza e Scivu rimasti lettera morta. A seguire ancora l’istituzione di un Parco Geominerario mai decollato e infine l’acquisto di Funtanazza da parte una società controllata da Renato Soru. Proprio quest’ultima vicenda aveva fatto impennare gli indici di gradimento dei cittadini arburesi che vedevano nel nuovo proprietario la persona ideale per realizzare a Funtanazza qualcosa di produttivo e utile alla grande sete di lavoro del territorio. Ma anche in questo caso, un pò per l’entrata in politica dello stesso Soru e per ragioni burocratiche, è arrivata l’ennesima delusione. «Nell’immediatezza della ufficializzazione dell’acquisto di Funtanazza da parte di Renato Soru — dice Giovanni Concas, impiegato — ci fu tanta euforia e sembrava davvero che lo sviluppo dell’area fosse cosa fatta. Invece a tre anni di distanza restano solo i ruderi». Ribatte Enrico Frongia, consigliere di amministrazione del consorzio “Marchio Arburese”: «La speranza di veder nascere qualcosa c’è sempre, ma è necessario fare in fretta perchÈ il paese e i suoi imprenditori hanno bisogno di fatti concreti». Certo l’azione dell’esecutivo regionale è vista positivamente positivamente perché smuove una situazione immobile da anni e perchÈ presuppone un’idea di sviluppo nuova e compatibile con il rispetto della storia e della ricchezza naturale di queste aree. Ma c’è anche chi vede il rischio concreto di veder togliere per sempre alla comunità la possibilità di rientrare in possesso del patrimonio immobiliare costato tanti sacrifici ai minatori. |