SICILI: Abusivo il porto di Trapani Laura Spanò Repubblica Palermo, 23-NOV-2005
I ministeri dei Beni culturali e dell'Ambiente hanno rifiutato di dare il via libera alle opere da 42 milioni di euro. Secondo la Procura, banchine e dighe foranee sono state costruite senza la valutazione di impatto ambientale.
TRAPANI — Oltre 42 milioni di opere pubbliche abusive. È questa l'accusa della Procura di Trapani che ha portato ieri mattina i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria a sequestrare l'area del porto di Trapani nella quale si stanno costruendo le nuove banchine dì Ronciglio e da dove si staccano verso il mare le nuove dighe foranee. Diversi i reati contestati: oltre all'abusivismo, anche l'inosservanza delle norme sulle innovazioni consentite in zone demaniali, l'assenza di nulla osta in materia di tutela ambientale e paesaggistica, il deturpamento di bellezze naturali e lo stoccaggio di rifiuti in quantità superiori a quelle consentite. Le nuove banchine di Ronciglio, assieme alle dighe foranee, furono le prime opere appaltate dall'Autorità portuale dopo che il governo dichiarò "grande evento" le regate della Vuitton Cup del settembre scorso. I lavori furono inseriti in un elenco di interventi da effettuare con la massima celerità, grazie a una serie di deroghe alle norme in vigore. Alle deroghe non sfuggiva però la "valutazione di impatto ambientale", che doveva comunque essere chiesta e ottenuta prima dell'ultimazione dei lavori. Invece, per l'impossibilità di rimuovere i residui degli scavi, le banchine non sono state ultimate in tempo per le regate. E oggi, perduta efficacia l'ordinanza governativa, si scopre che la stessa valutazione dì impatto ambientale è stata rigettata dai ministeri dell'Ambiente e dei Beni culturali. Gli atti finiti sui tavoli dei magistrati che conducono le indagini — i sostituti procuratori Andrea Tarondo e Paola Biondolilo — hanno portato al sequestro. L'iniziativa giudiziaria, dunque, prima che prendere spunto dagli esposti ripetuti degli ambientalisti — l'ultimo è di tre giorni addietro, presentato da Cai e Legambiente — ha tratto origine dalle contestazioni dei ministeri interessati, che avevano imposto all'Autorità portuale di fermare i lavori e mettere in sicurezza il cantiere. Per l'Autorità portuale, però, la messa in sicurezza significava permettere l'ultimazione di quelle opere, condotte — secondo la magistratura — in regime di totale abusivismo. Ieri mattina i carabinieri della sezione di polizia giudizi aria della Procura, assieme ai colleghi del Nucleo ecologico e ai militari della Capitaneria di porto, hanno posto i sigilli su un'area di circa 16 mila metri quadrati, affidati in custodia proprio alla Capitaneria. Il sequestro ha interessato anche i mezzi meccanici, i pontili, le gru e gli escavatori. Nel cantiere lavorano quaranta operai, più quelli dell'indotto. Nessun commento da parte dell'Autorità portuale. Il commissario Emilio Baroncini, a Roma per altri impegni, assicura per telefono che darà una risposta dopo avere visionato le carte che hanno portato al sequestro.
|